Ah, Repubblica!

Il blasonato quotidiano che sembra avere un talento straordinario per fabbricare notizie a dir poco “creative”.

Non è la prima volta che questo giornale lancia frecciate al governo Meloni, e con ogni probabilità non sarà nemmeno l’ultima.

Oggi, in un’epica opera di giornalismo d’inchiesta, ha sollevato il “caso” del giorno: lavori di ristrutturazione di un edificio della Presidenza del Consiglio, rigorosamente senza alcuna attenzione alle più basilari norme di sicurezza.

E ancora, operai senza casco, impalcature traballanti e fili elettrici scoperti, il tutto documentato con foto e video che inchiodano Palazzo Chigi alle proprie responsabilità.

Ma la vera bomba, secondo Oggi, è il silenzio assordante delle istituzioni.

Nessuna dichiarazione, nessuna indagine interna, come se nulla fosse. Un atteggiamento che, secondo la rivista, alimenta il sospetto che si voglia insabbiare la vicenda, proteggendo eventuali responsabili.

Immaginate la scena: tre operai, tutti e tre privi di casco su un ponteggio alto più di dieci metri, nel cuore pulsante della politica italiana.

Lorenzo De Cicco, il coraggioso reporter, ci racconta che “il giorno dopo la morte di Octay Stroici” – un drammatico riferimento che non poteva mancare! – un giovane sfida la sorte arrampicandosi sui ponteggi davanti a Palazzo Chigi.

E non è solo, perché lo seguono altri due colleghi, più anziani, che evidentemente hanno già dimenticato il significato di “protezione”.

Ma chi ha bisogno di protezioni quando sei nel quartier generale del governo?

Peccato, però, che sia tutto falso.

Proprio così!

La Presidenza del Consiglio, in un gesto di invisibile magia, ha fatto sapere che Palazzo Chigi non possiede l’edificio in questione.

E, surprise, surprise, i lavori di ristrutturazione non sono stati appaltati da loro!

Ma questo è solo un dettaglio, giusto?

Perché il fulcro della narrazione è sempre quello: colpire il governo.

La Premier parla chiaro

Entrando in gioco come una supereroina della verità (ammesso che esista una supereroina disposta a difendere un governo accusato da Repubblica), la premier Meloni si è affrettata a smontare l’accusa con un post su Facebook lungo quanto un romanzo di Tolstoj.

“I lavori di ristrutturazione dell’edificio di via dell’Impresa a Roma,” precisa, “non sono stati appaltati dalla Presidenza”.

Sembra quasi che stia cercando di farci capire che, purtroppo, il governo non può prendere il merito nemmeno per i lavori di ristrutturazione di un immobile di un soggetto privato.

E qui ci saremmo aspettati un epico silenzio da parte di Repubblica, ma no!

Hanno continuato a insistere, come un cane che morde una gamba di legno, anche davanti all’inequivocabile prova delle carte e dei documenti.

E non è finita qui

Ma non è abbastanza!

Palazzo Chigi non si è limitato a dire “Non siamo noi” e a girare i tacchi.

Ha persino avvertito la proprietà dell’immobile riguardo alla necessità di rispettare rigorosamente le norme sulla sicurezza sul lavoro.

Hanno inviato segnalazioni anche alle autorità competenti, perché si sa, meglio prevenire che curare.

Ma chi ha il tempo di occuparsi di dettagli noiosi come la sicurezza e la responsabilità quando si può scrivere un titolo ad effetto?

La triste verità sul giornalismo

Ecco dove sta il vero problema: Repubblica non è semplicemente un organo di informazione.

È diventato un megafono di notizie infondate, una sorta di “fast food” del racconto politico, dove si servono piatti poco digeribili e dall’apparenza molto appetitosa.

Le notizie vengono lanciate senza alcun fondamento, creando un clima di caccia alle streghe contro un governo già sotto pressione, come se non avesse già abbastanza da fare.

Dopotutto, è facile pontificare su violazioni di legge quando non si deve affrontare responsabilità dirette. Così il governo Meloni si trova a dover rispondere non solo agli attacchi veri e propri, ma anche a farneticazioni giornalistiche che non sembrano avere fine.

Conclusione: La serietà di un governo impegnato nella sicurezza

Nel comunicato finale, Palazzo Chigi fa notare che il governo è profondamente impegnato nella tutela della salute e della sicurezza sul lavoro.

D’altronde, che altro potrebbe dire?

Recentemente hanno approvato un decreto-legge per rafforzare la prevenzione, i controlli e la formazione.

Ma, ahimè, queste notizie non fanno notizia, perché una bufala è sempre più succulenta di un dato reale, per quanto importante.

Insomma, questa ennesima bufala di Repubblica non è solo un attacco (evidentemente maldestro) al governo, ma un segno di quanto sia diventato difficile distinguere il vero dal falso nel panorama informativo attuale.

Alla fine, ciò che emerge è un’amara verità: in un mondo dove il clickbait sembra regnare sovrano, l’integrità del giornalismo è il primo a cadere.

E mentre Repubblica continua nel suo viaggio di denuncia e polemica, il resto di noi non può fare a meno di chiederci: sarà mai possibile riavere il gusto della verità?

Di Admin

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