Finché la barca (di Roberto Fico) va, lasciala andare. Ma non se è ormeggiata abusivamente.

Nell’affascinante mondo della politica italiana, dove il dramma e la commedia si intrecciano con maestria, è emerso un nuovo capitolo degno di un romanzo di Pirandello.

Al centro di questa trama troviamo Roberto Fico, il noto esponente del Movimento 5 Stelle, impegnato in una battaglia non solo per la presidenza della Campania, ma anche per la sua reputazione riguardo a un ormeggio di barca che potrebbe gettare ombre insospettate sulla sua immagine.

L’onorevole Sergio Rastrelli, senatore di Fratelli d’Italia, ha sollevato il velo su ciò che definisce un inquietante mistero: l’ormeggio della barca di Fico nel porto militare di Nisida.

Secondo fonti ben informate – quelli che si sussurrano nei corridoi della politica – l’imbarcazione sarebbe stata parcheggiata in un punto poco raccomandabile, ma Fico, con la saggezza di un antico marinaro, ha immediatamente ribattuto: “Non ho mai avuto una barca in un ormeggio abusivo e sequestrato, ci mancherebbe”.

Ma, ecco il colpo di scena, ammette candidamente: “Ho una barca? Qual è il problema?”.

Certo, perché chi non ha una barchetta da utilizzare ogni tanto, magari dopo una lunga giornata di lavoro in Parlamento?

Ma andiamo ai dettagli.

Rastrelli non ci sta e chiede chiarimenti urgenti al ministro della Difesa Guido Crosetto su questo “diffuso fenomeno degli ormeggi illegali” nel porto di Nisida, quasi fosse un detective di un giallo di Agatha Christie.

L’idea che un rappresentante delle istituzioni possa cedere alla tentazione del diporto illegale è a dir poco scandalosa per il nostro senatore.

“É inaccettabile”, tuona Rastrelli, evocando fantasmi di amministrazioni passate che hanno reso Napoli un palcoscenico di illegalità e malaffare.

A questo punto, non possiamo esimerci dal notare un elemento di comicità involontaria nella situazione: i 5 Stelle, campioni della mobilità sostenibile, della lotta alle emissioni e della vita minimalista, ora si trovano invischiati in una storia che profuma di petrolio e legno impregnato.

Marco Cerreto, un altro esponente di Fratelli d’Italia, non perde tempo e ironizza sulla contraddizione: “Fa sorridere come per noi, i 5 stelle si siano sempre battuti per farci andare in bicicletta, coi mezzi pubblici o a piedi nel nome dell’ideologia green…”.

Difficile non immaginare Fico, sul suo gozzo usato, con un cappello da capitano e un occhio vigile pronto a sventolare il tricolore italiano, mentre recita: “Ehi, ragazzi, sto solo cercando di ridurre la mia impronta ecologica!”

E Imma Vietri, deputata campana di Fratelli d’Italia, si unisce al coro: “L’interrogazione di Rastrelli getta ombre su chi oggi si candida a guidare la Campania”.

Sì, perché non c’è nulla come un’imbarcazione tracciabile per mettere in discussione le credenziali di un politico in cerca di consenso.

Se la trasparenza è l’agenda principale, un gozzo – anche se usato – potrebbe diventare un simbolo di opacità.

Chi avrebbe mai pensato che una barca potesse suscitare tanto scalpore?

Il dibattito si infiamma.

Da una parte, gli avversari politici di Fico affondano i colpi: “Un candidato alla presidenza con una barca sospetta?!”

Dall’altra parte, il movimento 5 Stelle tenta di rimanere a galla, sottolineando che si tratta pur sempre di un gozzo usato, come se l’età e il prezzo potessero salvare la faccia del politico.

Eppure, i supporter di Fico non possono ignorare l’ironia della situazione: un uomo che si batte per i diritti dei cittadini e la legalità, accusato di un reato tutto sommato ludico.

In fondo, chi non ha mai desiderato una piccola fuga in barca?

E così, la questione dell’ormeggio illegale diventa una questione di principio, di etica politica, ma soprattutto di immagine.

La barca di Fico non è solo una semplice imbarcazione; è simbolo di aspirazioni, di promesse fatte e talvolta infrante.

Mentre i dibattiti infuriano e i meme sui social si moltiplicano, l’onorevole Fico continua a navigare in questo mare agitato, cercando di mantenere la rotta verso la presidenza della Campania.

In attesa della risposta del ministro Crosetto, il teatrino mediatico prosegue.

Sarà interessante vedere come Fico gestirà la situazione, se deciderà di lanciarsi in una campagna di comunicazione per rispondere alle accuse o se preferirà lasciare che le onde facciano il loro corso.

Una cosa è certa: in un clima di crescente tensione politica, la barca di cittadinanza di Fico sta diventando il suo maggiore nemico, un’imbarcazione di polemiche anziché di serenità.

Alla fine, chi vincerà in questa guerra marittima?

La verità è che, indipendentemente dall’evoluzione della vicenda, la barca di Fico rimarrà impressa nelle menti degli italiani come un simbolo di quanto la politica possa essere sorprendentemente grottesca.

E, chissà, magari anche come un’ammonizione per i futuri navigatori della politica: occhio agli ormeggi, soprattutto se il mare è in tempesta!

Di Admin

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