Roberto Fico si trova oggi impegnato in una competizione elettorale che, sebbene inizialmente prevista come “facile”, vede la rimonta del candidato di centro-destra Edmondo Cirielli.

La sua elezione rappresenta la perfetta sintesi per un grillino che ha condotto una campagna elettorale contraddittoria, rispecchiando l’anima camaleontica del suo movimento.

Fico si riavvicina a figure un tempo criticate: da De Luca, considerato a lungo impresentabile, a Mastella, storico rivale, fino ad accettare l’appoggio dell’ex brigatista Aprea.

Afferma di rappresentare gli emarginati ei bisognosi, eppure “Il Giornale” rivela che possiede una barca ormeggiata a Procida, del valore compreso tra 150.000 euro (usata) e 500.000 euro (nuova).

Non c’era bisogno della potenziale candidatura di Roberto Fico a governatore della Campania per dimostrare la natura camaleontica senza pari del Movimento 5 Stelle nella storia politica italiana.

Ma che sorpresa!

La sua nomina, come un chicco di uva nel cesto di una vendemmia precaria, si riflette come l’epitome di un’alleanza traballante con il Partito Democratico, e si erge quale simbolo di una metamorfosi spudorata che va avanti da anni, sotto gli occhi increduli di chi assiste.

Un candidato che ha costruito per anni la sua immagine su purezza morale, etica rigida e promesse come “mai con De Luca”, “via gli inceneritori” e “due mandati e a casa”, oggi vede la sua retorica crollare.

La verità è che un politico senza coerenza perde tutto, e senza coerenza non si governa la complessa, ricca e meravigliosa Campania.



Guardando Fico oggi, sembrano davvero lontani i comizi di Beppe Grillo e i gioiosi tempi del Vaffa-Day! Ah, che nostalgia!

Quegli eventi pieni di energia e riconoscimenti reciproci, una vera e propria festa dell’antipolitica che ora sembra un ricordo sbiadito, come una foto di famiglia piegata nel cassetto della memoria.

Eppure, ogni tanto è bene rinfrescare la memoria sui passaggi più eclatanti che hanno portato un soggetto politico nato come movimento anti-sistema a diventare, con invidiabile disinvoltura, lo scendiletto del partito più sistemico d’Italia.

Il Mutamento Genetico del Movimento

Un mutamento genetico, questo del Movimento 5 Stelle, che lascia esterrefatti sia se lo si guarda da un punto di vista formale e politico che osservandolo attraverso le scelte di alcuni dei suoi rappresentanti più brillanti. Ma di chi parliamo, esattamente?

Dobbiamo forse iniziare dalla figura iconica che ha tentato di elevare il M5S a nuovi vertici, Luigi Di Maio?

Ah, Luigi!

Il campano, grillino della prima ora, organizzatore di Meetup e punta di diamante del Movimento, eletto deputato sia nel 2013 che nel 2018. Se allora era considerato il futuro, oggi lo vediamo gironzolare tra i corridoi di Bruxelles come un turista smarrito.

Nel 2020, dopo una serie di scossoni e di dichiarazioni al vetriolo, inizia il lento e inesorabile distacco di Di Maio.

Prima si dimette da capo politico del movimento (un vero colpo di scena), poi – udite udite – viene stranamente riconfermato nel suo ruolo di ministro dal Governo Draghi. Una scelta che ha fatto storcere il naso ai puristi del M5S, ma tant’è.

Lascialo andare, si direbbe.

E poi, nel 2022, abbandona ufficialmente il popolo grillino fondando un partito europeista e atlantista con Bruno Tabacci.

Il bello è che alle elezioni politiche dello stesso anno non viene nemmeno rieletto! Un vero capolavoro di strategia politica, non c’è che dire.

Dopodiché, dopo una lunga assenza dai radar, riappare a giugno del 2023, nominato rappresentante per l’Unione Europea nel Golfo Persico.

Si dice che sia avvenuto grazie a un endorsement di Mario Draghi.

Ma chi è, esattamente, Luigi Di Maio?

Un camaleonte, un miraggio o semplicemente un opportunista?

Paola Taverna: Da Rivoluzionaria a Pompiera

Ma non possiamo dimenticare Paola Taverna, l’infuocata militante dai toni tutt’altro che pacati. Ai tempi, non risparmiava parole dure a nessuno, specie al Partito Democratico.

Le sue battaglie rimangono nella memoria non per i contenuti, ma per le insolenze.

Nel 2015, con il suo linguaggio colorito, apostrofava i membri del PD come “mafiosi, schifosi, merde”. Quattro anni dopo, nel 2019, la storia cambia: la Taverna votava la fiducia al governo di coalizione giallo-rosso, segnando la prima vera alleanza fra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico.

Come dire, si nasce rivoluzionari e si muore pompieri. Una metamorfosi degna di una pièce teatrale!

Se ci riflettiamo, sembra quasi che il motto del Movimento 5 Stelle sia stato: “Non abbiamo bisogno di coerenza, ci bastano le poltrone!”

In fin dei conti, la maggior parte dei politici italiani ha perfezionato l’arte di cambiare idea come un camaleonte cambia colore.

Ma il M5S ha preso la cosa molto sul serio, sfidando ogni legge della natura. Ormai a Roma il mantra è: “Il cambiamento è la nostra costante”.

Staremo a vedere dove porterà questa metamorfosi continua.

Un Futuro Incerto

Ma qual è il futuro del Movimento 5 Stelle?

Le prossime tornate elettorali si avvicinano e il camaleonte politico dovrà ancora una volta adattarsi. Riusciranno a mantenere una faccia credibile o continueranno a balzare da un’alleanza all’altra come delle marionette in un teatro dell’assurdo?

Forse la risposta sta nel titolo del prossimo capitolo della loro storia: “Dalla Rivoluzione alla Conservazione”?

Già, perché alla fine ci troviamo di fronte a un panorama politico in cui il vero cambiamento sembra essere la mancanza di cambiamento stesso.

E mentre osserviamo questo profondo e inquietante trasformismo, ci viene da chiederci: cosa ne penserà l’elettorato?

Saranno disposti a perdonare queste evoluzioni, a riconoscere i loro ex idoli camuffati in abiti che gridano sistemicità?

Lo scopriremo presto, ma fino ad allora, prepariamoci a un’altra stagione di “Politica & Maschere”.


In conclusione, la candidatura di Roberto Fico e la danza melodiosa dei leader del Movimento 5 Stelle nel mondo della politica italiana ci ricordano che, nella giungla della democrazia, ogni giorno è un nuovo giorno per cambiare pelle.

E sebbene il M5S possa aver abbandonato le sue origini di ribellione, il suo viaggio tra le correnti del consenso e dei compromessi ci offre uno spettacolo affascinante, persino tragicomico.

La domanda è: riusciranno a trovare un equilibrio tra il loro passato anti-sistema e il presente che li vede abbracciare sempre più il sistema stesso?

Solo il tempo potrà darci una risposta, ma nel frattempo, almeno noi abbiamo una storia da raccontare.

E chissà, magari un giorno scriveremo: “Il Movimento 5 Stelle: dal Vaffa-Day al Voto di fiducia!”

Di Admin

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