La Campania appesa a un Fico!

Napoli, città dalle mille sfaccettature, esprime un’anima tanto variopinta quanto vivace. Difficile considerarla una città di fessi, anzi, al contrario: è un crogiolo di ingegno, furbizia e umanità. Qui ci si arrangia per tirare avanti, ed è quasi un’arte, talmente radicata nella cultura locale che chiunque tenti di metterla in dubbio rischia di incontrare l’ira delle divinità napoletane. Da piccolo, pensavo che il nome Campania potesse derivare proprio da questa vocazione all’arte di “campare”.

La tradizione politica di Napoli è altrettanto complessa e intrigante. Non voglio addentrarmi nei secoli passati, ma basta guardare ai nostri regnanti e presidenti, alcuni dei quali – ammettiamolo – non brillano per schiettezza morale, ma mai potrebbero essere definiti fessi. Politici di spessore e spigliatezza hanno attraversato la scena politica partenopea, sia a destra che a sinistra. Il nostro amato De Luca, ad esempio, è una figura che suscita opinioni contrastanti, perfino lui sarebbe stato più solido di un certo “fico” che oggi tenta di conquistare il cuore dei napoletani.

Parlando di cucchiai di legno, mai si potrebbe ridurre le menti brillanti del passato a semplici caricature ridicole come un fesso. L’immagine di Napoli non tollera tale offesa. Qui si respira cultura, dal genio di Vico alle intuizioni di Croce, dai grandi della comicità come Totò e Eduardo alla freschezza di Troisi e De Crescenzo. Ridurre Napoli ad un contesto in cui regna la stupidità sarebbe un affronto insopportabile. Eppure, in vista delle prossime elezioni regionali, ci si trova a dover affrontare la possibilità che il futuro amministrativo della Campania possa cadere nelle mani di… Roberto Fico!

Il panorama politico attuale è avvolto da nuvole di astensionismo, che sembra la reazione più naturale per una cittadinanza che ha sempre tenuto a bada la propria dignità. I sondaggi predicono un inevitabile distacco dalla politica, quasi a voler preservare quel senso di superiorità intellettuale che Napoli si è sempre vantata di possedere. In questo clima di indifferenza, emerge Fico, un frutto avvizzito rimasto appeso all’albero della sinistra, con tutti i limiti di un candidato che nasconde sotto le foglie la vergogna di chi, citando le parole di un grande, è “l’ultimo dei Mohicani” grillini.

Di Maio, Di Battista, Toninelli, Bonafede e persino Grillo: tutti spariti nella nebbia del tempo, eppure, nel bel paese dei fessi, ci troviamo a dover ascoltare Fico, che ora tenta di ricucire rimanenze di una sinistra che ha voltato le spalle a chi di governo se ne intende davvero, come il nostro Vicienzo De Luca.

Un candidato del genere, lo dico chiaramente, è uno schiaffo al sindaco in carica, il quale è nato e cresciuto nell’accademia e nei palazzi; un vero Rettore Magnifico, non uno che va in giro a mostrarsi “popolare”, perché alla fine, è solo una facciata dietro la quale si nasconde un’opportunistica ambizione. Potremmo anche ricordare le sue prime uscite, come quella in occasione della prima comunione quando, con grande clamore, decise di andare a piedi al Parlamento per mostrarsi “gente tra la gente”. Un gesto che ha comportato una spesa ben più alta di un’auto blu. Sì, perché mandare un personaggio pubblico a giro a piedi con la scorta è un’idea brillante, non c’è che dire.

E poi, parliamo di quel famigerato biglietto del tram, l’emblema della sua corsa al consenso: l’importante era immortalare il momento sui social, sullo sfondo di un tram che non fa nulla di eccezionale, se non per il piccolo siparietto mediatico che rappresentava. Una volta entrato nei Palazzi, però, il “cittadino Fico” si è adattato come molti altri, abbandonando la sua finta umiltà per un trattamento presidenziale e uno stile di vita da VIP. Un’anima semplice, quella di Fico, ora trasformata in un rappresentante del potere.

Se poi andiamo a scandagliare la sua carriera, beh, potremmo notare che l’unica cosa che ha portato nella sua borsa di studi è una laurea in canzone neo-melodica. Immaginate, studiare la fenomenologia di Mario Merola o la teoria trascendentale di Nino D’Angelo, senza nemmeno soffermarsi su Machiavelli o Filangieri. Fico non ha mai lasciato un segno incisivo nel panorama politico italiano; è piuttosto un “fichissimo” prodotto della cultura pop che, nel suo tragico destino di rappresentante, si è trovato a dover fronteggiare il potere senza nessun pensiero originale a supportarlo. È inequivocabile: Napoli non merita di finire “appesa” a un Fico!

Questo non significa che gli altri candidati siano miglia migliori, ma il rischio di una deriva demenziale è palpabile. La Campania ha bisogno di equilibrio, di intelligenza, di una leadership che sappia da dove viene e dove sta andando. Abbiamo visto che in passato molti hanno perso la testa, ma almeno avevano il merito di averla, mentre con Fico ci troviamo di fronte a un vuoto imbarazzante. Chi sa cosa potrebbe succedere se, per caso, venisse eletto? L’idea di un fesso al potere sarebbe l’inverosimile punizione per chi vive e respira cultura e furbizia come gli abitanti di questa terra sanno fare.

In conclusione, miei cari concittadini, la Campania e Napoli non possono permettersi di essere appese a un Fico. Siamo ben oltre l’immagine di un político che si illude di rappresentarci con le sue banalità e mancanze; meritano di regnare menti acute e cuori generosi, figure capaci di valorizzare la nostra storia e la nostra cultura, non un finto profeta della banana che gioca sul populismo. Teniamo alta la nostra dignità e non permettiamo che la Campania si riduca a uno spettacolo tragicomico. La verità è che Napoli ha sempre avuto “la sfortuna” di saperne più di Roma, e anche questa volta, speriamo di non deluderci. Forza Napoli, non appesi a un fico!

Di Admin

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