Roberto Fico

**Le parole muovono le folle, ma gli esempi le trascinano: un viaggio nella doppia morale di Roberto Fico**

In un mondo dove le parole scorrono fluide e si mescolano con la realtà, ci troviamo spesso di fronte a figure politiche che hanno il talento innato di trasformare ogni loro discorso in un perfetto numero di magia: “Ecco a voi la povertà scomparsa! E adesso, come per incanto, estraggo dalla mia manica una spesa per la scorta che lascia tutti a bocca aperta!”. Chi non ha mai visto un mago in azione sa bene che alla fine il trucco viene sempre scoperto. Ma noi, poveri spettatori, non possiamo fare a meno di rimanere affascinati da questo gioco di illusioni.

Entriamo quindi nel merito della questione: Roberto Fico. Un nome che risuona come un eco nelle sale del potere, un uomo che si presenta come il paladino della verità e della giustizia. Peccato che i suoi atti, ben più delle sue parole, parlino di una ambiguità così palpabile da far impallidire anche il più esperto degli illusionisti. Come possiamo ignorare le sue promesse di combattere la povertà quando, dietro le quinte, si cela un comportamento di dubbia moralità? Che dire di quelle famose scatolette di tonno? Forse il suo obiettivo è dimostrare che anche i prodotti in offerta possono avere un valore maggiore sotto l’illuminazione strategica di un comizio?

La questione della scorta, poi, è un capitolo a sé stante. Una spesa mai vista, un investimento nella sicurezza personale che solleva interrogativi. Ma chi se ne importa? Dopotutto, chi può mettere in dubbio il diritto di un politico a sentirsi al sicuro mentre combatte per il bene della propria comunità? Ah, già, dimenticavo: c’è sempre la Corte dei Conti che, silenziosa come un ninja, osserva da lontano, pronta a sferrare il colpo letale nel momento più inopportuno. In fondo, chi non ha mai provato a giocare a nascondino con la legalità?

E che dire della barca? Un vero e proprio simbolo di omertà politica! Una barca che naviga tra le acque agitate della giustizia e dell’opacità, sulla quale Fico sembra trovarsi a proprio agio. La gestione di beni comuni dovrebbe essere trasparente, ma a quanto pare l’unica trasparenza che Fico conosce è quella dell’acqua salata che circonda la sua imbarcazione.

Ma non finisce qui! Un altro piccolo dettaglio che merita di essere sottolineato è il “rapporto lavorativo” con una governante non dichiarato. Chiaramente, la coerenza fra parole e azioni è un concetto superato, roba per idealisti. Così, mentre la Campania lotta con la sua identità, le sue strade e la sua gente, Fico si diletta a tessere una rete di relazioni poco chiare, lasciando alla società civile il compito di districarsi tra i vari intrecci.

E come dimenticare quel condono su una comproprietà estiva? Da un certo punto di vista, si potrebbe interpretare come un gesto di solidarietà nei confronti di chi fatica a pagare le bollette, un modo per risollevare l’economia locale. Ma, ahimè, la realtà è ben diversa. Qui ci troviamo di fronte a un curioso esempio di come la doppia morale possa addirittura assumere le sembianze di un tentativo di scavalcare le regole. Magari sta solo cercando di dimostrare che il concetto di “condivisione” vale solo se riguarda le proprie proprietà.

In conclusione, la Campania non merita sicuramente questa risorsa. Non merita un candidato che, pur di farsi notare, tende a confondere la verità con le sue ambizioni personali. Se davvero crediamo che le parole muovano le folle ma che siano gli esempi a trascinarle, allora è tempo di chiedersi quali siano gli esempi che stiamo seguendo. È meglio un discours avvolgente o un impegno reale? Forse la risposta si trova nelle azioni quotidiane di chi ci governa. E solo allora, magari, potremo finalmente rendere la Campania un luogo in cui la verità e la moralità siano finalmente in sintonia.

Di Admin

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