di Gilberto Di Benedetto
Psicologo e psicoterapeuta – Esperto in guerra psicologica e operazioni PSYOPS


Ci sono momenti in cui un Paese percepisce — quasi fisicamente — che qualcosa sta cambiando attorno a lui. A volte questo avviene prima ancora che gli eventi lo confermino.
È un’intuizione sottile, un piccolo spostamento d’aria nel sistema internazionale, che chi lavora nella sicurezza e nell’intelligence conosce bene.
Il recente Consiglio Supremo di Difesa è stato proprio questo: non un atto formale, ma il sintomo di un sistema che si prepara a un mondo più instabile di quanto avesse immaginato.
E dentro questa instabilità c’è un dettaglio che spicca, quasi fuori posto, ma che agli occhi esperti non sfugge: la presenza sempre più frequente delle navi inglesi nel Mediterraneo centrale.
Un Mediterraneo Nervoso

Il Mediterraneo sta diventando nervoso.
E l’Italia lo sente.
Negli ultimi mesi ho incontrato diversi funzionari, ufficiali, analisti.
Tutti, indipendentemente dal ruolo, hanno descritto la stessa atmosfera: un Mediterraneo che “non respira più come prima”.
Lo si vede dai movimenti navali, dall’ansia diplomatica, dalla quantità di crisi simultanee.
E si percepisce anche da piccoli segnali: riunioni più fitte, maggiore circolarità informativa, raccomandazioni più frequenti sui rischi cognitivi.
L’Italia, geograficamente esposta, è come una casa con troppe porte che sbattono contemporaneamente: Est, Sud, Medio Oriente, Sahel.
La Presenza Inglese: Un Messaggio
Le navi inglesi non sono un caso.
Sono un messaggio.
Gli ufficiali britannici raramente si muovono senza un sottotesto.
Quando una nave della Royal Navy compare nel Mediterraneo, non lo fa solo per motivi tecnici: porta con sé una narrazione.
La loro presenza crescente negli ultimi mesi può essere letta in almeno tre modi umani, non tecnici:
- Gesto di alleanza “non detta” verso l’Italia, che oggi è un punto debole ma anche un punto chiave del dispositivo occidentale.
- Rassicurazione psicologica della NATO verso uno dei suoi membri più esposti.
- Avvertimento silenzioso verso attori ostili, che osservano attentamente le fragilità del Mediterraneo centrale.
Il Regno Unito, a differenza di altri Paesi europei, ha una lunga abitudine a “mandare segnali” con la propria flotta.
È un linguaggio antico ma efficacissimo.
La Minaccia Invisibile
Il Consiglio Supremo di Difesa parla per metafore.
Ma chi sa leggere, capisce.
La parte più interessante del comunicato non è nelle parole, ma negli spazi tra le righe.
Quando il Consiglio cita:
- “manipolazione dello spazio cognitivo”
- “narrazioni polarizzanti”
- “interferenze nei processi democratici”
ci sta dicendo una verità scomoda: oggi la minaccia più efficace è quella invisibile, lenta, psicologica.
Non è la forza bruta, ma l’erosione della percezione collettiva: indebolire la fiducia nelle istituzioni, creare disorientamento nelle comunità, accelerare le divisioni sociali, saturare il cittadino di stimoli caotici.
Per chi lavora nella sicurezza, questo significa che il fronte non è più “là fuori”: è dentro la mente delle persone.
E questo rende ogni crisi più complessa.
Ucraina e Medio Oriente: Produttori di Tensione Emotiva
Molti pensano alla geopolitica come a una questione di mappe e confini.
Ma gli eventi internazionali generano anche conseguenze psicologiche, spesso più rilevanti delle conseguenze materiali.
La guerra in Ucraina produce una stanchezza emotiva diffusa nei cittadini europei.
Il conflitto a Gaza e la fragilità del Libano creano polarizzazione sociale interna, spesso alimentata da attori esterni.
Il Sahel e il Nord Africa sono generatori di instabilità che arrivano da noi sotto forma di pressioni migratorie o crisi energetiche.
Tutto questo, unito, crea un sistema nervoso italiano ipersollecitato, dove ogni evento, anche minore, rischia di amplificarsi.
Il Rischio di Sfinimento Cognitivo
Il vero rischio per l’Italia non è la guerra, ma lo sfinimento cognitivo.
Questa è la parte che dovrebbe preoccupare davvero il governo e i servizi di sicurezza.
Gli avversari dell’Occidente non cercano solo un vantaggio territoriale: cercano la saturazione mentale delle società democratiche.
Il loro obiettivo è uno: rendere i popoli più fragili di quanto siano i loro eserciti.
La nostra vulnerabilità non sta nel Mediterraneo, ma:
- nella fatica delle persone,
- nella confusione informativa,
- nell’aumento del cinismo politico,
- nella difficoltà di distinguere problemi reali da problemi percepiti.
Il comunicato del Consiglio, pur pieno di tecnicismi, ruota attorno a un punto semplice: serve proteggere la stabilità psicologica degli italiani.
L’Italia al Centro del Mondo
Da psicologo, vedo l’Italia come una persona introversa costretta improvvisamente ad avere gli occhi del mondo addosso.
E questo crea stress.
La nostra posizione geografica ci espone a:
- crisi energetiche,
- traffici illeciti,
- vulnerabilità dell’infrastruttura digitale,
- competizione tra grandi potenze,
- pressione migratoria,
- propaganda ostile.
La Royal Navy lo sa.
Gli Stati Uniti lo sanno.
Perfino la Russia e la Cina lo sanno.
Chi guarda la mappa internazionale, oggi vede l’Italia come un crocevia fragile ma decisivo.
E questo spiega molte delle mosse delle potenze occidentali nel nostro mare.
Uno Specchio della Stabilità Mentale
Il Mediterraneo non è solo un mare.
È uno specchio della nostra stabilità mentale.
Le navi britanniche, il Consiglio Supremo di Difesa, l’attenzione crescente al fronte cognitivo… tutto indica che siamo entrati in una fase storica in cui la geopolitica non si misura solo con le armi o con i trattati, ma con la resilienza mentale di una nazione.
L’Italia, oggi più che mai, ha bisogno di lucidità, calma e una comprensione profonda di come funzionano le nuove minacce invisibili.
Perché la prossima grande crisi non si combatterà solo nei mari del Mediterraneo.
Si combatterà nella mente dei suoi cittadini.