Conflitto tra Rete e Democrazia: Un’Analisi Critica

Il capitalismo digitale si basa su raccolta, gestione ed elaborazione dei dati dei cittadini. Un mercato miliardario dominato da pochissimi Paesi che possiedono la maggior parte delle strutture chiave della filiera. Il Transational institute (Tni) mostra nell’edizione 2023 del report “State of Power” come datacenter, supercomputer e satelliti siano in mano a Stati Uniti, Cina, Giappone e pochi altri “ricchi”.
Il conflitto tra rete e democrazia rappresenta uno dei temi più discussi e controversi del nostro tempo.

Le tecnologie digitali, in particolare i social media, si sono evolute da semplici strumenti di comunicazione a potenti mezzi che influenzano profondamente la vita sociale, politica ed economica delle società moderne.
Il dibattito sul potere che le piattaforme tecnologiche esercitano sulla democrazia si riaccende periodicamente, evidenziando la difficoltà di trovare un equilibrio tra un’informazione libera e il controllo delle narrazioni pubbliche.
Questa tensione è riassunta efficacemente nelle domande poste da pensatori come John Naughton e Marietje Schaake, che ci invitano a riflettere su come le democrazie possano riprendere il controllo in un mondo sempre più digitalizzato.

La Centralità della Rete nel Contesto Democratico
Nel contesto attuale, la rete non è solo un canale di comunicazione; è diventata una piattaforma per la mobilitazione sociale, l’attivismo politico e l’espressione individuale. Tuttavia, la libertà di cui godiamo online è costantemente messa alla prova.
La concentrazione del potere nelle mani di poche aziende tecnologiche solleva interrogativi etici e politici significativi. Facebook, ad esempio, non è solo un social network, ma una corporazione che raccoglie dati su miliardi di utenti e utilizza queste informazioni per generare profitti significativi.
Nel 2019, l’azienda ha guadagnato in media 13,21 dollari per utente europeo, evidenziando non solo l’importanza economica del mercato europeo per Facebook, ma anche l’impatto che tali guadagni hanno sulle dinamiche politiche e sociali.
La Questione della Privacy e della Sicurezza

Uno degli aspetti più problematici del potere delle piattaforme digitali è la questione della privacy.
La decisione dell’Autorità irlandese per la protezione dei dati di intervenire contro Facebook per il trasferimento di dati negli Stati Uniti segna un tentativo significativo di affermare il diritto dei cittadini europei a controllare le loro informazioni personali.
Tuttavia, questo potrebbe rivelarsi un compito arduo, poiché Facebook ha dimostrato una notevole capacità di opporsi alle regolamentazioni, sfruttando la complessità del sistema legale e le sue risorse economiche.
L’esito di tale contenzioso legale non è solo una questione di normativa sulla privacy; rappresenta una battaglia più ampia per il futuro della democrazia nell’era digitale.
La Digitalizzazione del Capitale e il Nuovo Capitalismo

Il capitalismo digitale ha introdotto un paradigma completamente nuovo, in cui la creazione di valore avviene non attraverso il lavoro materiale, ma attraverso la raccolta e l’analisi dei dati.
In questo contesto, il valore non viene generato semplicemente dal pluslavoro tradizionale, ma dall’estrazione di valore dalla vita sociale e relazionale delle persone.
Ciò pone interrogativi riguardo alla sostenibilità di un sistema economico che si basa sull’estrazione continua di dati senza una chiara responsabilità sociale.
Le dinamiche di gioco delle piattaforme digitali spesso promuovono un’economia della sorveglianza, dove gli utenti sono costantemente monitorati, con un impatto diretto sulla loro autonomia personale e sulle loro interazioni sociali.
Il Dilemma della Sussunzione Totalitaria

Di fronte a questa realtà, emerge la questione fondamentale: è possibile una coesistenza tra rete e democrazia?
O dobbiamo scegliere tra l’una o l’altra?
La prospettiva di una sussunzione totalitaria della vita sociale all’interno della rete è preoccupante.
Le piattaforme digitali tendono a creare ecosistemi chiusi, dove le informazioni sono curate e manipolate per servire gli interessi commerciali piuttosto che quelli democratici.
La retorica dominante dei guru della tecnologia spesso giustifica questa dinamica, proponendo la narrativa di una rete accessibile e democratica, mentre in realtà si configura come uno strumento di controllo e dominio.
Le Risposte delle Istituzioni Democratiche
La risposta delle istituzioni democratiche a queste sfide deve essere proattiva.
Occorre sviluppare una legislazione rigorosa che regoli l’uso dei dati, garantisca la trasparenza nella gestione delle informazioni e tuteli i diritti degli utenti.
Le democrazie devono ripristinare il primato del diritto rispetto agli interessi economici delle piattaforme, creando un ambiente in cui la tecnologia possa essere utilizzata come strumento al servizio dei cittadini, e non il contrario.
Questo comporterebbe un ripensamento radicale del nostro approccio verso la tecnologia, passando da una visione della stessa come fine a una concezione in cui è vista come un mezzo per il bene comune.
Formazione e Consapevolezza Digitale
Accanto a misure legislative, è essenziale investire in programmi di formazione e sensibilizzazione riguardo all’uso dei media digitali.
È necessario educare i cittadini a riconoscere i meccanismi di manipolazione delle informazioni e a comprendere l’importanza della propria privacy.
Una popolazione ben informata è uno strumento prezioso per la difesa della democrazia, in grado di contrastare le narrazioni tossiche e di impegnarsi in un dialogo costruttivo.
In conclusione, il conflitto tra rete e democrazia non è solo una questione tecnica, ma un dilemma filosofico e politico di grande portata.
Emerge la necessità di rifondare i nostri paradigmi di interazione con la tecnologia, sostenendo una visione in cui la rete serve la democrazia, piuttosto che minacciarla.
Se il capitalismo digitale ha ridefinito le regole del gioco, spetta a noi stabilire un contesto in cui i valori democratici prevalgano sulle logiche mercantili.
La strada da percorrere è complessa e irta di ostacoli, ma è imperativa se vogliamo garantire un futuro in cui le tecnologie digitali possano coesistere con la democrazia, anziché sostituirla.