IL VERO RAPPORTO CHE NESSUNO OGGI VUOLE RACCONTARE

In qualità di storico e analista politico, sento l’urgenza di rispondere ai recenti dibattiti sulla figura di Gabriele d’Annunzio e il suo legame con il fascismo. Non intendo entrare in collisione con le opinioni di Aldo Cazzullo o Giordano Bruno Guerri, che hanno saputo promuovere la conoscenza del nostro patrimonio culturale.

Tuttavia, le affermazioni fatte nella trasmissione “Una giornata particolare” suscitano interrogativi e richiedono una riflessione più profonda, poiché rischiano di distorcere il ruolo del Vate nella storia italiana.

## 1. La Prima guerra mondiale: la verità ignorata

La Prima guerra mondiale è stata un conflitto cruciale per l’unità nazionale italiana. Le perdite umane, purtroppo ingenti, non possono essere ridotte a un semplice “bagno di sangue”.

La guerra ha rappresentato un momento di coesione tra nord e sud, tra diverse classi sociali, creando un’identità condivisa tra gli italiani. D’Annunzio, come uno dei principali sostenitori dell’interventismo, ha incarnato lo spirito nazionalista di quegli anni, ben lontano dall’essere l’unico responsabile delle stragi.

Negare i profondi legami tra l’epoca bellica e la formazione dell’identità nazionale significa offendere la memoria di coloro che hanno combattuto e sacrificato le proprie vite. Considerare i giovani mandati al fronte come vittime di una guerra inutile è non solo erroneo, ma offensivo nei confronti della Patria.

Questo tipo di narrazione appare strumentale a una visione politica contemporanea, mirando a minimizzare il patriottismo che caratterizzò quella fase storica.

## 2. La “Vittoria mutilata”: una diagnosi, non retorica

Il termine “Vittoria mutilata” è stato coniato da D’Annunzio per sottolineare il senso di tradimento avvertito da molti italiani dopo la Conferenza di pace di Versailles. L’accusa di aver dilapidato il patrimonio della Vittoria è radicata in realtà, poiché il governo italiano si trovò a negoziare in un contesto complesso.

Gli accordi presi, incluso il Patto di Londra, non furono rispettati in toto, lasciando l’Italia insoddisfatta. Pertanto, il malcontento espresso dal poeta non era solo una questione di retorica, ma un grido di giustizia che rispecchiava una situazione concreta.

## 3. Wilson e l’ipocrisia dell’autodeterminazione

L’approccio di Woodrow Wilson verso i principi di autodeterminazione si rivelò ipocrita quando si scontrarono con interessi coloniali consolidati. La sua posizione, benché teoreticamente giusta, fu subordinata agli interessi di potenze imperiali come Gran Bretagna e Francia.

D’Annunzio denunciò questa contraddizione e la sua critica fu, in questo senso, lucida e tempestiva. La disillusione dopo la guerra alimentò il terreno fertile per ideologie estreme, inclusa quella fascista, che si presentarono come risposte all’ingiustizia percepita.

## 4. La Carta del Carnaro: Fiume non anticipa il ’68. Anticipa il fascismo

La Carta del Carnaro, redatta da D’Annunzio durante l’Impresa di Fiume, è spesso interpretata come un’espressione di modernità e democrazia. Tuttavia, essa si basa su un programma simile a quello dei Fasci di combattimento, preannunciando molti temi che sarebbero stati adottati dal fascismo. Riconoscere queste similitudini è fondamentale per comprendere l’evoluzione politica dell’epoca. Personalità di spicco come Bottai e Malaparte, già attive nell’impresa fiumana, sarebbero divenute figure chiave nel regime fascista.

## 5. Il flop del 1919 e la fine del fascismo “di sinistra”

La candidatura elettorale dei Fasci nel novembre 1919 fallì miseramente, evidenziando la distanza tra la scrittura politica e il sentire popolare.

Questo insuccesso spinse Mussolini a modificare la sua strategia, abbandonando le ideologie di sinistra per abbracciare quella borghese e agraria. Abbandonando la retorica sansepolcrista, Mussolini s’impegnò a costruire un movimento di massa che, diversamente dal precedente esperimento, avrebbe ottenuto risultati concreti.

## 6. Mussolini, i ras e il tentativo fallito di arruolare il Vate

La figura di d’Annunzio continuò a esercitare un certo fascino sui gerarchi fascisti, che lo cercarono come possibile leader per la Marcia su Roma. Tuttavia, il poeta respinse queste proposte, non per antifascismo, ma per orgoglio personale e delusione.

D’Annunzio aveva visto la propria visione di un’Italia grande svanire e, sebbene non fosse un nemico del fascismo, la sua indifferenza alla nuova leadership segnò una rottura netta con le sue ambizioni politiche.

## 7. 8 gennaio 1922: la caduta dal balcone. Fine di ogni alternativa

L’incidente del 8 gennaio 1922 segnerà l’inizio della fine per la possibilità di un’alleanza tra D’Annunzio e il fascismo. Con il suo infortunio, si chiusero anche le porte per un’alternativa politica che potesse sfidare Mussolini. La conseguente “prigionia dorata” lo allontanò dalla ribalta e lo relegò a un ruolo marginale, pur mantenendo un rispetto ambiguo nei confronti del nuovo regime.

## 8. Gli anni ’30: rispetto, invidia, paura — e un dettaglio che cambia tutto

Anche negli anni ‘30, D’Annunzio non si oppose esplicitamente al regime fascista. In un’epoca dove l’oggettività della sua figura era stata impiegata sia come simbolo di orgoglio nazionale che come opportunità di propaganda, il poeta continuò a cercare riconoscimenti, facendo richiesta di partecipare alla guerra d’Etiopia. Questi gesti non indicano un’adesione al fascismo, ma piuttosto una continua ricerca di legittimazione in un contesto che aveva sepolto i suoi sogni di grandezza.

## Conclusione

Il rapporto tra Gabriele D’Annunzio e il fascismo è complesso e non può essere ridotto a semplici contrapposizioni dicotomiche. È fondamentale analizzare storicamente le sue posizioni e il contesto in cui operò, riconoscendo che, sebbene non fosse un antifascista convinto, la sua figura rappresentò un importante tassello nella costruzione del panorama politico italiano del tempo. Comprendere realmente il legame tra D’Annunzio e il fascismo significa affrontare le ambivalenze della nostra storia, evitando facili semplificazioni e offrendo un quadro più ricco e sfumature della realtà passata.

Di Admin

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