
Siamo nel pieno della stagione natalizia e, come ogni anno, ci si aspetterebbe di trovare un bellissimo presepe allestito nel colonnato di Palazzo Tursi, sede del Comune di Genova.
Ma quest’anno, la neo sindaca Silvia Salis ha deciso di fare le cose in modo diverso.
E, badate bene, non si tratta di una semplice modifica estetica: no, questa è una vera e propria dichiarazione di intenti. Invece del tradizionale presepe, quest’anno avremo un “villaggio di Babbo Natale”.
Un cambio di rotta decisamente audace!
E chi l’avrebbe mai detto che i simboli cristiani potessero essere così… problematici?
L’ormai celebre assessora alle Tradizioni, Tiziana Beghin – grillina di lungo corso – ha annunciato senza mezzi termini che il presepe non ci sarà.
Se vi aspettavate una celebrazione della Natività, purtroppo dovrete accontentarvi di pupazzi di Babbo Natale e renne di plastica.
La giunta della sindaca, quella che durante la campagna elettorale definiva con orgoglio i propri valori cattolici, ora sembra aver preso una piega più “inclusiva”.

Inclusiva?
O forse solo opportunista?
Ecco, naturalmente, che il centrodestra non ha tardato a far sentire la propria voce, indignata e furiosa. Fratelli d’Italia, in particolare, ha alzato il tono, parlando dell’ennesima deriva ideologica di un’amministrazione “sempre più a sinistra”.
Alessandra Bianchi, Nicholas Gandolfo, Francesco Maresca e Valeriano Vacalebre sono insorti, ricordando che, oltre a cancellare un simbolo del Natale, l’amministrazione ha già introdotto l’educazione “sessuolo-affettiva” nelle scuole.
Insomma, una strategia ben precisa: eliminare ogni traccia delle nostre belle tradizioni, mentre i bambini imparano a esplorare le sfumature delle emozioni che, a quanto pare, non includono il semplice amore per il presepe.
E non finisce qui! La leghista Bordilli ha rincarato la dose, evidenziando come il presepe fosse diventato uno spazio di visibilità per molte realtà locali.
“Negli anni”, ha affermato, “quest’iniziativa era nata proprio per dare spazio e visibilità alle tante realtà che realizzano presepi in città”.
“Negli anni”, ha affermato, “quest’iniziativa era nata proprio per dare spazio e visibilità alle tante realtà che realizzano presepi in città”.
Un modo, insomma, per valorizzare l’arte presepiale locale, spesso frutto di passione e ingegno, e per offrire ai cittadini un percorso suggestivo alla scoperta di rappresentazioni della Natività originali e creative.
L’assessore ha poi sottolineato l’importanza di preservare questa tradizione, che affonda le radici nella storia e nella cultura del territorio.

Ma sembra che questa amministrazione abbia deciso di relegare tutto ciò al dimenticatoio.
Addio tradizioni e cultura genovese, benvenute ideologie!
Ilaria Cavo, capogruppo di Noi Moderati, ha messo il dito nella piaga, dichiarando che questa è “uno schiaffo alle famiglie genovesi” e a coloro che vedono nel presepe i valori fondamentali del Natale.
La Cavo non ha risparmiato critiche all’amministrazione comunale, rea, a suo dire, di aver dimenticato le tradizioni in favore di scelte più “moderne” e, a suo avviso, meno sentite dalla popolazione.
“Non si tratta di essere contro il nuovo,” ha precisato, “ma di non dimenticare le nostre radici.

Il presepe è un simbolo di unione e di speranza, soprattutto in un momento difficile come questo.” La polemica è destinata a infiammare il dibattito politico genovese, con diverse fazioni pronte a schierarsi a favore o contro la presa di posizione della capogruppo di Noi Moderati.
Ma chi può biasimarla?
Qui ci troviamo di fronte a un vero e proprio assalto alla tradizione!
Come osano questi giovani rampanti della politica, che, evidentemente, hanno bisogno di un severo corso di recupero sui valori natalizi.
Ma l’assessora Beghin, in un tentativo di rimediare all’imbarazzo, ha lanciato un messaggio chiaro: “L’amministrazione comunale non cancella, se mai valorizza la tradizione culturale del Natale”.
Certo, perché non esporre un presepe è un modo fantastico di valorizzarlo!
A questo punto ci si aspetta un annuncio di eventi natalizi pieni di coriandoli e lucine, mentre il Natale si trasforma in una festa di colori e suoni, ma senza alcun riferimento alle sue origini.
Che dire, dunque?
La scelta di non allestire il presepe a Palazzo Tursi è un atto simbolico forte, ma a quale prezzo? La cultura si costruisce anche su ciò che si decide di non celebrare.
La domanda sorge spontanea: il villaggio di Babbo Natale riuscirà mai ad eguagliare la bellezza e la profondità di un presepe ben allestito?
Oppure è solo l’ennesima manifestazione di un cambiamento che, pur essendo dichiarato inclusivo, sembra allontanarsi sempre più dalle radici culturali che costituiscono la nostra identità?
In un Natale che, da sempre, invoca un senso di comunità e celebrazione, ci troviamo ora a dibatterci tra pupazzi e tradizioni.
Sarà interessante vedere come gli abitanti di Genova reagiranno a questa novità, o se si lasceranno attrarre dalle celebrazioni di carta pesta che promettono di sostituire le immagini della Natività.
In conclusione, il messaggio è chiaro: per l’amministrazione Salis, Barbie e Ken hanno preso il posto di Maria e Giuseppe.
D’altronde, in un’epoca di inclusività, chi ha tempo per i presepi quando c’è un villaggio di Babbo Natale a cui prestare attenzione?
È necessario educare i bambini all’educazione sessuale e sensibilizzare gli adulti sulla scomparsa dei genovesi doc e, in futuro, degli italiani, con conseguente perdita delle loro tradizioni.
E così, per anticipare i tempi futuri, “evitiamo il presepe”.
Perché il sindaco Silvia Salis e la sinistra ora vogliono colpire proprio il presepe?
Ma è ovvio.
Una famiglia composta da padre, madre e figlio.
È lì il frutto del loro amore, il bambino.
Come Bambin Gesù.
Un bambino particolare, ma pur sempre un bambino.
Ancora una volta, al di là della tradizione cristiana, si vuole colpire la famiglia tradizionale composta da uomo e donna.
Pertanto, non è soltanto un attacco alla civiltà cristiana e a uno dei simboli del S. Natale, ma un attacco mirato alla famiglia.
Dopo avere pensato alla “medicazione” dei bambini adesso il sindaco Silvia Salis e la sinistra puntano a colpire la famiglia tradizionale
E mentre i cittadini riflettono su cosa significhi realmente celebrare il Natale, noi assisteremo all’ennesima rappresentazione della “cultura” contemporanea: visibile, superficiale e, soprattutto, lontana da qualunque tradizione autentica.
Buon Natale a tutti, con o senza presepe!