
Oggi è una di quelle giornate indimenticabili nel panorama della nostra Italia, dove l’aria è densa di tensione e i cieli si riflettono nel grigio degli striscioni delle manifestazioni.
Sì, avete indovinato, stiamo parlando di un nuovo sciopero generale, proclamato dalla CGIL con tutta la solennità di un evento imperdibile.
Ma non temete, non faremo un gran parlare di questo, giusto il tempo di un caffè per lamentarci che un’altra volta ci è stata sottratta la possibilità di vivere la nostra quotidianità in modo sereno.
E così, i cittadini che si alzano alle prime luci dell’alba per guadagnarsi da vivere, si ritrovano privati dei servizi essenziali.
Ma perché preoccuparsi?
In fondo, chi lavora “davvero” può sempre contare su una bella passeggiata, o forse su un’ora di meditazione forzata nei bus bloccati.
D’altronde, lo sciopero ha un effetto miracoloso: purifica l’anima e fa riflettere sulle ingiustizie del mondo…
O forse no.
Fatto sta che mentre gli operai e i professionisti si trovano a dover trovare soluzioni alternative per arrivare al lavoro, i nullafacenti e privilegiati possono tranquillamente continuare a godere della loro vita agiata. I secondi, infatti, possono permettersi di ignorare il caos che imperversa intorno, sia che ci sia uno sciopero o meno.
Hanno già il loro “piano B”: autisti, assistenti, maggiordomi, medici e chi più ne ha più ne metta.
In tal modo, ci si chiede: a chi giova il tutto?
Forse a Landini e alla sua compagnia di giro.
Sciopero eminente “politico”, dicevano.
Certo, l’opposizione al governo assomiglia molto più a uno spettacolo messo in piedi per dimostrare che i sindacati non dormono mai.
Sì, perché nella terrificante realtà italiana dei diritti dei lavoratori, non possiamo dimenticare che altri sindacati, quelli che effettivamente firmano contratti collettivi e ottengono aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro, si danno pure da fare per risolvere le questioni sul campo, invece di agitarsi in piazza con slogan e canti.
Ma, ahimè, la democrazia, quel concetto così bello e affascinante, si palesa come un monito in queste circostanze: finché un governo gode della maggioranza parlamentare, troverà sempre un modo per restare in carica.
Non importa quante piazze vengano riempite di gente con bandiere e striscioni; la vera decisione si prende dentro i palazzi.

E se la maggioranza viene a mancare?
Si torna alle urne!
Che bello, eh?
Giudicare i politici e le loro azioni con il metodo democratico, piuttosto che dare loro a muso duro in piazza.
Un’idea rivoluzionaria e, oserei dire, per nulla utilizzata.
E perché proprio il venerdì, vi chiederete?
Da qualche tempo, ho l’impressione che il venerdì sia diventato il giorno ufficiale dello sciopero.
Sarà un caso?
Così il fine settimana diventa lungo, perfetto per recuperare le forze dopo quella grande battaglia contro l’ingiustizia.
Onore ai valorosi combattenti!
Devono pur riposarsi dopo aver affrontato le difficoltà di una giornata senza trasporti pubblici.
E chi ha bisogno di un tran tran quotidiano quando si può assaporare il gusto di una manifestazione tutto il giorno?
Tuttavia il proseguo dell’argomento non può che portare a considerare l’interesse personale di certi individui.
Oh, cari dirigenti del PD, se solo poteste rassicurare Landini che alle prossime elezioni sarà senz’altro candidato con il suo bel posticino in Parlamento.

In questo modo, la sua carriera sarà assicurata e, perché no, anche gli scioperi generali potrebbero iniziare a diminuire.
Magari avremmo tutti un motivo per essere più contenti.
Ed ecco quindi che ci ritroviamo a riflettere su questa ennesima farsa.
Uno sciopero inutile e dannoso che, anziché avvicinare il popolo alle istituzioni, agisce come una barriera.
Il popolo che lavora, produce e contribuisce a far andare avanti questo paese è sempre il principale danneggiato in queste scenette drammatiche.
La vera vittoria, se vogliamo chiamarla così, sarebbe non perdere di vista il valore del lavoro e del dialogo. Ma in fondo, a chi interessa?
Siamo dunque giunti al termine di questo viaggio tra le meraviglie del nostro sciopero.
Godiamoci questo sabato di riposo forzato, inserendo la nostra attività di protesta nella routine del weekend.
E mentre i caffè prenderanno forma tra le mani dei baristi, noi ci prepareremo ad affrontare un’altra settimana… a meno che non venga proclamato un altro sciopero.
Ma, come si sa, questa è solo una questione di tempo.
In conclusione, la vita continua.
E chissà, magari un giorno scopriremo che la vera forza del cambiamento risiede non nelle piazze, ma nei cuori e nei sogni di chi lavora per un futuro migliore.
O forse sto solo sognando…