Nel mondo della politica, la verità è spesso un concetto elastico.

La Spagna ha avuto la sua dose di elasticità con il caso Delcygate, un pasticcio che ha coinvolto non solo ministeri, ma anche sanzioni internazionali, un aereo privato e una serie di bugie più improbabili di un copione di Hollywood.

Immaginate la scena: nel buio delle prime ore del mattino del 20 gennaio 2020, un aereo Dassault Falcon 900LX atterra come un messaggero di pace al terminal esecutivo dell’aeroporto Adolfo Suárez-Madrid Barajas.

A bordo, non solo passeggeri di prima classe, ma una vera e propria delegazione che includeva Delcy Rodríguez, vicepresidente del Venezuela, e il suo fidanzato, Yussef Abou Nassif Smaili.

Se pensate che si trattasse di una gita turistica, vi sbagliate di grosso.

Non stiamo parlando di ferie al mare, ma di un incontro ad alta velocità di corruzione e diplomazia.

Ai piedi della pista, tre personaggi attendevano l’arrivo della vicepresidente.

José Luis Ábalos, l’allora ministro dei Trasporti e braccio destro di Pedro Sánchez, al suo fianco Koldo García Izaguirre e Víctor de Aldama.

Un trio d’élite che, scusate se lo dico, non ha esattamente l’aria dei “giocatori di carte” in una tranquilla serata tra amici.

No, qui si stava giocando una partita ben più seria.

La trama si infittisce quando Vozpópuli, un quotidiano spagnolo, pubblica un’inchiesta che rivela la verità intrisa di segreti e menzogne.

L’incontro tra Ábalos e Delcy non era affatto casuale.

Ah, l’arte del dissimulare. Secondo il racconto ufficiale, nessuno al governo sapeva nulla di questo “viaggio a sorpresa”.

Eppure, nei rapporti della Guardia Civil, si legge che il governo non solo era informato, ma attivamente coinvolto nell’organizzazione dell’arrivo di Delcy.

Se questa non è una commedia degli errori, non so cosa sia.

Ma procediamo con ordine.

Secondo la narrazione iniziale, la situazione era molto simile a un incontro casuale in un bar affollato: “Oh, ma guarda chi c’è!”, avrebbe potuto esclamare Ábalos, voltandosi verso i suoi ministri.

Ma in realtà, Delcy non ha semplicemente fatto un “ciao” e via, ma ha soggiornato per ben otto ore in una sala VIP, come una star in attesa di un concerto.

Il governo, sempre pronto con la sua versione, ha tentato di far passare l’idea che Delcy fosse semplicemente in transito per Istanbul. Una sorta di “scalo tecnico”.

Certo, perché tutti sappiamo che le celebrità venezuelane fanno scalo a Madrid per prendere un cappuccino prima di dirigersi verso destinazioni esotiche.

Peccato, però, che le comunicazioni interne rivelassero preparativi per un discorso da parte della vicepresidente.

Chiunque avesse mai visto un aeroporto sa che i discorsi non si improvvisano come un’ottima omelette.

E se pensate che la questione si fosse fermata qui, vi sbagliate di grosso.

La narrativa del governo si è evoluta, passando dalla “visita privata” al dover accompagnare il Ministro del Turismo, perché chiaramente, fare turismo in Spagna sembra essere il nuovo sport nazionale, e Delcy voleva partecipare ai festeggiamenti di FITUR, una fiera internazionale del turismo.

Naturalmente, né io né voi abbiamo mai sentito parlare di un vicepresidente venezuelano che fa il “tourist guide” all’estero.

Ecco un’altra chicca: secondo i rapporti, Ábalos non ha mai invitato Delcy.

Eppure, la Guardia Civil ha trovato lettere in cui l’allora segretario di organizzazione del PSOE invitava formalmente Delcy a recarsi in Spagna.

Ma dai, è solo un errore di battitura!

Dopotutto, chi non scrive con 27 errori di ortografia?

Il governo ha persino cercato di giustificare l’incontro come un modo per evitare una crisi diplomatica con l’Unione Europea.

“Non volevamo creare tensioni”, ha detto Sánchez, ma evidentemente non si è reso conto che un incontro segreto con un vice di Maduro era già una crisi di per sé.

Incredibilmente, hanno sostenuto che nessuno sapesse delle sanzioni europee nei confronti di Delcy. Sì, certo.

E nei giorni successivi, qualcuno ha scoperto che la Terra gira attorno al Sole.

Con il “caso Delcygate”, ci troviamo di fronte a una miriade di bugie più abili di un giocoliere.

Il governo ha affrontato una tempesta perfetta: dal silenzio al dibattito parlamentare, fino ad arrivare alle indagini giudiziarie, facendo emergere il marcio che si nasconde sotto la superficie.

I tre uomini che aspettavano all’aeroporto sono ora nel mirino della giustizia per presunti casi di corruzione legati alla pandemia.

Una coincidenza?

Oppure un capitolo di un romanzo giallo ancora da scrivere.

In fin dei conti, l’intera faccenda ci ha insegnato una lezione fondamentale: per ogni viaggio apparentemente innocuo, ci sono segreti e complotti che nascono da un semplice “saluto”.

E mentre il governo è affondato sotto il peso delle sue stesse bugie, uno si chiede: quante altre storie ci sono là fuori, pronte a svelarci un’altra faccia della verità?

Il Delcygate non è stato solo uno scandalo politico; è stato un’esibizione di disonestà che ha dimostrato quanto possa essere labile la verità in un sistema che dovrebbe contarci tutti.

Ora, la domanda rimane: chi saranno i prossimi protagonisti in questo palcoscenico di inganni?

Solo il tempo lo dirà, ma nel frattempo, meglio tenere la nostra scorta di popcorn a portata di mano.

Di Admin

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