
Ah, Mario Pérez Márquez, exdirettore dell’Escuela de Instructores de Arte “Eduardo García Delgado” a La Habana.
Un nome che evoca visioni di fervente impegno ideologico, di cultura rivoluzionaria e, a questo punto, di un’opportuna fuga.
Chi l’avrebbe mai detto?
Dopo aver dedicato decenni al regime, il nostro eroe ha deciso che era giunto il momento di fare le valigie e cercare fortuna oltre il confine, perché, in fondo, la libertà è così… 2022.
Immaginate la scena: dopo una carriera devota a plasmare giovani menti artistiche con i valori del castrismo, il nostro amico Mario ha improvvisamente sentito il richiamo delle sirene americane.
Complice il caldo abbraccio della Legge di Giustizia Cubana, ha varcato la porta sul retro degli Stati Uniti, attraversando la fatidica frontiera sud.
Non è proprio un viaggio da turisti, ma hey, la vita è fatta di scelte!
Arrivato a Las Vegas, una città che pulsa di luci e opportunità, Pérez Márquez ha subito preso una decisione saggia: cancellare ogni traccia di quel piccolo capitolo cubano della sua vita.
E così via i post sui social media, le foto con gli amici del regime… chi non vorrebbe un bel “reset” dopo anni di devozione?
Liberarsi del passato può essere liberatorio, specialmente quando sei stato in prima linea nella formazione di “instructori d’arte impegnati con la Rivoluzione”.
Un bel modo per iniziare a scrivere un nuovo capitolo, vero?
Ma c’è qualcosa di incredibilmente ironico in tutto ciò.
Dopo aver servito sotto l’ala protettiva di Fidel Castro, brindando al potere e alla gloria del regime, Pérez Márquez si ritrova ora a dover fare i conti con le conseguenze del suo passato.
Gli ex studenti e gli attivisti non sembrano aver dimenticato così facilmente il suo passato come figura chiave nel programma culturale dello stato cubano.
Ma, ahimè, l’oblio è una condizione umana difficile da raggiungere!
E mentre i riflettori di Las Vegas brillano, la domanda ci assilla: che tipo di “cultura” intenderebbe ora promuovere?
Si dedicherà a diffondere l’amore per l’arte o ci troveremo di fronte a un’altra faccia del medagliere, quella dell’opportunista che ha fatto del distacco dalla sua storia una nuova forma d’arte?
Riuscirà a trovare la sua identità tra il prologo del suo passato e il capitolo attuale della sua nuova vita americana?
Chi lo sa. Ma sicuramente non vedremo più un Mario Pérez Márquez con il pennello in mano a dipingere la gloriosa narrativa della Rivoluzione.
Piuttosto, lo immaginiamo intento a scrutare il panorama di Las Vegas, cercando disperatamente di reinventarsi, di sfuggire all’ombra del suo passato sotto una luminescente palla da discoteca.
Ah, la vita è un palcoscenico, e Mario ha deciso di cambiare copione.
Mentre la cultura americana lo abbraccia, saremmo tutti curiosi di capire quale sarà il suo prossimo atto. Magari un’opera teatrale in cui un ex ideologo cubano trova la vera libertà nell’assopirsi nel rumore di un casinò?
O forse un film in cui i suoi vecchi compagni di lotta lo inseguono, armati di cartelli e striscioni, reclamando la verità e giustizia per chi è rimasto indietro?
Ecco dunque Mario, un uomo che ha dedicato la vita a molto, ma che ora sembra avviato su un cammino lastricato di sarcastica ironia.
Perché, in fondo, chi avrebbe mai pensato che un simbolo del regime potesse trasformarsi in un turista di lusso nella capitale dell’azzardo?
Concludendo, apprezziamo il viaggio di Mario Pérez Márquez come un’avventura tanto esilarante quanto inquietante.
Una riflessione su quanto sia effimero il potere e su come la storia possa cambiare in un batter d’occhio.
E chissà, magari un giorno lo vedremo esibirsi gravemente con una nuova opera, un’opera che raconterà la sua vita tra le contraddizioni del suo passato e la lucentezza della sua nuova vita.
Un ‘piatto’ da non perdere, se non altro per l’ironia che porta con sé.
E così, cari lettori, restate sintonizzati per verificare se il dramma di Mario continuerà a svolgersi sul palcoscenico americano, o se tornerà a scrivere nuove pagine della sua vita, stavolta senza la pesante ombra del regime sullo sfondo.