
Che risate, signori!
In un’era in cui la politica si mescola sempre più con il mondo dell’intrattenimento, il nostro amato (si spera solo ironicamente) ex sindaco Appendino ha pensato bene di lanciarsi in una campagna pubblicitaria per Limes.
Sì, avete capito bene: proprio quel giornaletto esplosivo che mescola geopolitica e pornografia russa come se fossero due ingredienti per una ricetta ben riuscita.
E tutto questo mentre il partito dei grillini, oramai in preda ad una trasformazione che nemmeno Kafka avrebbe potuto immaginare, si accosta a una delle figure più controverse della scena internazionale.
Ma cosa avrà pensato Appendino?

“Perché non indossare l’elmetto di Putin e spargere un po’ di propaganda nella mia già traballante carriera politica?”
Ah, il genio!
Nella scala della genialità, siamo ormai al livello di un bambino che gioca con fiammiferi in una baracca di legno. La scelta del testimonial, poi, è da Oscar.
Non riuscire a trovare un modo più originale per presentarsi al mondo è quasi un’arte.
Caracciolo, fondatore e direttore di Limes, non sarà certamente entusiasta di questo spot.
Già lo vedo sbuffare, contrastato tra il desiderio di mantenere la propria credibilità e il rischio di essere associato ai grillini, quei campioni della comunicazione che riescono a rendere il nulla interstellare un manifesto politico.
Il legame tra Appendino e Limes è paragonabile a quello tra un calciatore e un cartellino rosso: una combinazione che non porta mai a nulla di buono.
Eppure, eccoci qui, a osservare il disastro in slow motion.
La pubblicità di Appendino con l’elmetto di Putin in testa non è solo un colpo di genio; è un colpo alla credibilità.
Non ci si può aspettare che qualcuno prenda sul serio delle elezioni quando il sindaco sfila con un simbolismo così spudorato.
E i tifosi grillini putiniani?

Si possono solo immaginare le loro reazioni.
Una sorta di mix tra entusiasmo e confusione, mentre tentano di capire se applaudire il loro sindaco o fuggire in un rifugio antiaereo.
La scena è surreale: un gruppo di sostenitori che ondeggiano bandiere verdi e gialle mentre Appendino, con il suo elmetto, sventola un numero di Limes come se fosse una vittoria olimpica.
E ci chiediamo: ma chi ha davvero bisogno di un’immagine di serietà politica quando la comicità involontaria si palesa in questo modo?
Ironia della sorte, Appendino sta abbracciando abilmente l’idea che il baratro sia un punto di partenza. Ogni volta che sentiamo parlare di “politica e intrattenimento”, ci sembra di rivivere un déjà vu, come se fossimo intrappolati in un brutto telefilm degli anni ‘90.
I fuori onda sono ora la norma, e la scena finale è dietro l’angolo, con Appendino in primo piano, circondato da un’atmosfera di clownesco disastro.
In un momento storico dove la sobrietà dovrebbe essere il mantra di ogni politico, Appendino ha deciso di seguire la via della sfrontatezza.
Ma le conseguenze di tali scelte potrebbero rivelarsi devastanti.
Ricordiamo che la politica non è un palcoscenico: ci sono troppe cose in gioco, e l’irresponsabilità può portare a risultati sgradevoli.
Associarsi al partito più ignorante e becero d’Italia non giova certo alla credibilità personale.
E cosa dire del resto della scena politica?
I vari esponenti possono solo guardare con sguardo attonito questa farsa.
Il dibattito nazionale si sta lentamente trasformando in un circo, e Appendino, con il suo elmetto, ha deciso di diventare uno dei clown principali
. Gli italiani meritano di più.
Non sia mai che la politica venga ridotta a uno spazio di comicità involontaria, in cui gli attori non sanno nemmeno di recitare.
Insomma, cari lettori, preparatevi a un futuro in cui Appendino potrebbe candidarsi a un reality show piuttosto che alle prossime elezioni.
Dopotutto, chi ha bisogno di politici seri quando si possono avere “elmi putiniani” e riviste porno-russe a fare da sfondo?
Stiamo assistendo alla distruzione di un’istituzione, il tutto condito con una buona dose di sarcasmo e ribellione. È tempo che gli italiani alzino la voce e dicano basta a tutto ciò.
Un nuovo modo di fare politica è possibile, a patto che la comicità ceda il passo alla serietà.
Ma chissà, forse ci troviamo solo all’inizio di una nuova era: quella delle politiche absurdistaniche, in cui l’eliporto della satira diventa il principale luogo di discussione e confronto.
Non ho parole per descrivere quanto sia divertente questo momento storico.
Poiché, alla fine, è tutto uno spettacolo e noi siamo semplici spettatori, pronti a prendere appunti su come non comportarsi in contesti politici.
Quindi, Appendino, continua a brillare come un faro di follia in un mare di monotonia politica: abbiamo bisogno di risate!