
Umanitarismo o Terrorismo? La Nostra Esilarante Avventura Italiana
In un mondo dove la parola “umanitario” è sventolata come un vessillo da molti, ci ritroviamo rivelati in un’ironica commedia che ha dell’assurdo.
In Italia, per oltre vent’anni, si è costruita una struttura quasi da teatro dell’assurdo: sotto l’egida di “aiuti umanitari”, un sistema di finanziamento a Hamas ha prosperato in silenzio.
Già, perché chi avrebbe mai pensato che dietro a delle belle parole potessero celarsi veri e propri flussi finanziari verso organizzazioni terroristiche?
Gli atti dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova sono un vero colpo di scena, degno di una trama avvincente.

La star del nostro dramma è l’ineffabile Mohammad Mahmoud Ahmad Hannoun, il presidente dell’Associazione palestinesi in Italia, che, a quanto pare, non solo recita il ruolo di benefattore, ma è anche il vertice di questa cellula italiana di Hamas.
Un po’ come un supereroe con il mantello, ma al contrario.
E come se non bastasse, il 71% dei fondi raccolti a nome della popolazione palestinese si è rivelato destinato a Hamas e alle sue simpatiche filiali.
Una percentuale che farebbe impallidire qualsiasi azienda in crisi!
Immaginate un concerto di beneficenza in cui il 71% dei proventi va a finanziare il DJ piuttosto che a salvare i gatti abbandonati.
Ridicolo, vero?

E’ indagato anche l’avvocato Mohamed Ryah, 36 anni, origini marocchine.
Poi c’è Osama Alisawi, ex ministro dei Trasporti di Hamas, che in questo siparietto compare come un personaggio secondario ma fondamentale, destinatario diretto di questi flussi di denaro.
Insomma, chi meglio di lui per sapere dove vanno a finire i soldi?
Forse uno scettico potrebbe immaginare che abbia anche un bel conticino in Svizzera.
Ma passiamo al clou: il dopo 7 ottobre 2023.
Qui, gli inquirenti sostengono che la raccolta di fondi abbia preso una nuova accelerazione.
Ah, il dolce profumo della velocità non porta mai bene!
Piuttosto che affrontare le vere necessità della popolazione di Gaza, le somme sembrano essere state destinate a sostenere l’organizzazione terroristica, una sorta di crowdfunding travestito da campagna di aiuto.

La gip di Genova non lascia nulla al caso: parla di “pericolo concreto e attuale di reiterazione del reato”. E come darle torto?
Con una matrice ideologica così forte, è come avere un gruppo di comici maldestri pronti a improvvisare in ogni occasione.
Nuove associazioni, triangolazioni finanziarie, spostamenti all’estero… sembra davvero un brutto film su spie e segreti, solo che i protagonisti sono molto più ridicoli.
E mentre Hannoun stava progettando la sua fuga in Turchia, la scena diventava sempre più surreale.
Un uomo, una valigia e un disperato tentativo di non farsi trovare, il tutto mentre pensava: “Chissà se mi porteranno dei croissant”.
Ma non dimentichiamoci che siamo di fronte a una questione di sicurezza nazionale, non a un semplice telegiornale del pomeriggio.
Questa è una notizia che, con tutto il sarcasmo possibile, non può essere considerata banale.
È un’operazione che dimostra come, anche nel bel paese, esistano canali e coperture per il terrorismo internazionale, mascherati da retorica umanitaria.

E chissà quante altre storie rimangono nascoste dietro la facciata di buone intenzioni.
Chiudiamo dunque il sipario su questa commedia all’italiana, sperando che la prossima volta qualcuno decida di scrivere un copione migliore.
Magari uno che non coinvolga né terroristici giochi di prestigio né umanitari sleali.
Ma, si sa, la realtà supera sempre la fantasia.
