Il 3 gennaio, alle prime luci dell’alba, è deceduto il professor Francesco De Ficchy, ex insegnante di Lettere, sindacalista, uomo colto, amante dell’arte, della musica e sempre impegnato in campo sociale. 

Nel 1974, studente diciannovenne  del Liceo Classico Augusto di Roma,  divenne uno dei simboli contro la violenza neofascista, a Roma. De Ficchy subí infatti, due aggressioni e finí sulle prime pagine dei giornali, fotografato su un letto di ospedale. Quella era una gioventù parecchio turbolenta: la prima volta gli ruppero il naso, la seconda gli spararono nel cortile della palazzina in cui abitava.

Fino al giorno della sua morte, ha portato i capelli – ormai bianchi – un po’ lunghi, simbolo di riconoscimento, durante gli anni di piombo, dei ragazzi di sinistra. Di quella generazione rivoluzionaria e sana da lui, di famiglia borghese, mai rinnegata. Ieri, l’ultimo saluto di amici, ex colleghi, studenti, genitori, familiari, dirigenti, nella camera ardente dell’ospedale dei Castelli.  Presso cui il professore era ricoverato da qualche settimana.

Dopo la cremazione, le ceneri torneranno in Veneto, nella regione materna. 

“Tutto l’Istituto Comprensivo di Cecchina si unisce al grande dolore dei familiari, della moglie Stella, dei tanti amici e conoscenti per la perdita di una persona vera, come poche” ,  commentano i suoi colleghi professori .

 Il professore aveva 68 anni, era da poco andato in pensione e una terribile malattia lo ha strappato alla vita.

Rino R. Sortino

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