De Ficchy Giovanni

Con l’avvento dell’illuminismo e il culto alla dea ragione ; gli studiosi, esegeti, biblisti, teologi e intellettuali hanno cominciato ad idealizzare il profilo di Gesù, privandolo delle caratteristiche che lo rendevano “scomodo” ai loro contemporanei.

Le prove storiche dell’esistenza di Gesù di Nazareth sono state a lungo generalmente accettate e sono ampiamente disponibili.

Per diversi decenni dopo la sua morte, il suo nome è stato menzionato da molti storici ebrei e romani, nonché in dozzine di testi paleocristiani.

 I testi biblici sono certamente testi teologici non storici e anche “di parte”, eppure i dati che contengono, se correttamente analizzati, ci permettono di ricavare un sacco di dati storici.

Per fare dei paragoni, il corano non ci dà proprio alcuna informazione sulla vita di Muhammad.

Esistono delle biografie che ci descrivono la figura di un mercante-profeta-condottiero, a suo modo anche attendibili, ma che risalgono a 150 anni dopo la sua morte.

La Bibbia, al contrario, è piena di informazioni storiche, con i testi più antichi che risalgono a circa 25 anni dopo la morte di Gesù ma che a loro volta citano fonti più antiche e che risalgono agli anni immediatamente successivi.

Cosa dire poi di Alessandro Magno?

Noi crediamo di sapere tanto sulla sua vita.

Eppure, insieme ad altri, i vangeli contengono sulla vita di Gesù informazioni molto più attendibili di quelle che invece possiamo trovare nelle biografie di Alessandro Magno.

Alessandro Magno di suo non ha lasciato neanche una riga scritta (strano per un re), di biografie scritte da suoi contemporanei non ce n’è arrivata neanche una, le biografie che abbiamo sono successive e piene di bizzarrie mitologiche… eppure non esiste nessuno che abbia il coraggio di ipotizzare che in fondo Alessandro sia solo un mito.

Cosa sappiamo sul Gesù storico?

In maniera certa sappiamo che è esistito, che ha predicato, che è stato battezzato da Giovanni, che è stato crocifisso, e che i suoi discepoli hanno poi vissuto esperienze che hanno interpretato come visioni di lui risorto.

In modo molto sicuro possiamo dire che era un predicatore apocalittico ma che non predicava la necessità di una conversione (credeva che, come Dio si sarebbe manifestato, gli uomini si sarebbero convertiti da sé), inizialmente collaboratore di Giovanni e suo continuatore dopo l’arresto, che era un guaritore carismatico, che era un predicatore di rinnovamento sociale, che era di discendenza davidica, che è salito a Gerusalemme per la Pasqua aspettandosi l’avvento del regno, che è stato acclamato dalla folla in modo regale. Inoltre che chiedeva ai suoi di non dire in giro che lo consideravano messia.

Successivamente ha causato un qualche disagio al Tempio, che per questo è stato arrestato di notte in seguito ad una soffiata dalle guardie del sommo sacerdote, che è stato da lui processato (non dal sinedrio, non lo avrebbero condannato), che la sua condanna è stata eseguita dai romani.

Gesù aveva ripetuto la profezia sulla venuta di un nuovo tempio con il Regno di Dio, i sacerdoti hanno usato ciò come una scusa per dire che Gesù voleva distruggere il Tempio (Gesù in realtà non era contro il Tempio), quindi l’hanno fatto uccidere perché temevano che avrebbe causato tumulti.

Come facciamo a sapere tutte queste cose?

Le fonti extra-bibliche ci confermano la sua esistenza e il suo essere un predicatore che è stato poi condannato, ma non ci dicono molto altro.

Gli apocrifi non ci dicono nulla di nulla perché sono tutti tardi (l’unica eccezione è il vangelo di Tommaso, il quale però non ci dà alcuna informazione storica, può essere utile solo per ricostruire la forma originale di pochi detti). In effetti sono informazioni che ricaviamo dai testi biblici (che, anche se noi li mettiamo nello stesso libro, sono in realtà testi indipendenti) una volta analizzati con metodi rigorosi che ci permettono di comprendere come si sono formati e quindi di distinguere gli eventi dietro il testo dalla sovrastruttura strettamente teologica.

In sostanza, se uno nega certe cose,

1) non riesce più a spiegare altri eventi certi,

2) deve ipotizzare che siano invenzioni ma non riesce a spiegare perché mai si sarebbero inventare certe cose,

3) in generale negare certi dati porta a contraddire i normali meccanismi antropologici, psicologici e sociologici noti che stanno alla base della formazione di certe credenze.

Per fare un esempio, se Gesù non fosse mai stato crocifisso non si spiega perché mai avrebbero dovuto porre una invenzione del genere alla base della loro fede, e infatti pur potendo farlo nessuno nelle altre tradizioni ha mai inventato una fine simile per il proprio profeta o fondatore.

Da ciò si può poi far discendere un’altra conoscenza: Gesù sosteneva ciò che il giudaismo del suo tempo sosteneva e interpretava la Torah allo stato modo degli altri ebrei del suo tempo.

Perché lo diciamo?

Perché se non fosse stato così sarebbe stato giudicato eretico e quindi sarebbe stato lapidato e non crocifisso.

 Le testimonianze della vita di Cristo non si limitano ai riferimenti nelle opere folcloristiche.

Il valore di questa prova è che è molto precoce e molto dettagliata.

I primi testi cristiani a menzionare Gesù furono le epistole di San Paolo, e gli studiosi concordano sul fatto che le primissime di queste epistole furono scritte entro 25 anni dalla morte di Cristo, mentre descrizioni dettagliate della biografia di Gesù nei Vangeli del Nuovo Testamento furono compilate approssimativamente attraverso 40 anni dopo la sua morte.

Tutte queste prove provengono da numerosi testimoni oculari e le descrizioni che contengono sono coerenti con la cultura e la geografia della Palestina del I secolo d.C.

Inoltre, è piuttosto difficile immaginare perché i primi cristiani dovessero inventare una figura così completamente ebraica di un salvatore nell’era della dominazione dell’Impero Romano, quando il giudaismo era visto con sospetto.

Per quanto ne sappiamo, il primo autore non cristiano a menzionare Gesù fu lo storico ebreo Giuseppe Flavio, che scrisse la storia del giudaismo intorno al 93 d.C.

Cita Gesù ben due volte.

Uno di questi riferimenti è piuttosto dubbio, poiché si ritiene che gli scribi cristiani abbiano distorto le parole dello storico (forse hanno cambiato la descrizione negativa di Giuseppe in una più positiva), ma l’altro non è in dubbio: Giuseppe menziona Giacomo, il fratello di “Gesù chiamato Cristo”.

20 anni dopo Giuseppe, compaiono i politici romani Plinio e Tacito, che occupavano posizioni estremamente elevate nello stato all’inizio del II secolo d.C.

Da Tacito apprendiamo che Gesù fu giustiziato in un’epoca in cui Ponzio Pilato era il governatore dell’Impero Romano in Giudea (26-36 d.C.) e Tiberio era l’imperatore (14-37 anni).

Questi dati sono coerenti con i tempi indicati nei Vangeli.

Plinio scrive che quando era governatore nel nord della Turchia, i cristiani adoravano Gesù, considerandolo un Dio.

Vale la pena notare che Plinio e Tacito non avevano molto amore per i cristiani: Plinio scrive della loro “incrollabile testardaggine”, e Tacito definisce la loro religione una superstizione distruttiva.

Stranamente, nei tempi antichi non è mai venuto in mente a nessuno di discutere se Gesù di Nazareth fosse davvero una figura storica.

Nella prima letteratura dei rabbini ebrei, Gesù era chiamato il figlio illegittimo di Maria e uno stregone.

Il satirico Luciano e il filosofo Selsus consideravano Gesù un ladro e un mascalzone.

Tuttavia, nell’antichità nessuno metteva in dubbio che Gesù fosse una persona reale.

Sorprendentemente, il fatto che Gesù compisse dei miracoli è una delle cose che soddisfa maggiormente i criteri utilizzati dagli storici per valutare la probabilità di un fatto, a partire dal criterio della molteplice attestazione: «le fonti Q, M, L, Marco, Giovanni e Flavio Giuseppe»,  «ne fanno apertamente menzione».

Inoltre, compaiono diversi brani in cui Gesù stesso parla dei miracoli che ha compiuto (Mt 11,5-6 ecc) e invia i discepoli a compiere loro stessi miracoli (Mt 10,8//Lc 10,9).

Anche lo storico ebreo Flavio Giuseppe accerta che «in quel tempo apparve Gesù, un uomo saggio.

Infatti fu operatore di fatti sorprendenti, un maestro di persone che accoglievano la verità con piacere».

Il brano è il noto Testimonium Flavianum, parole che fanno parte del nucleo riconosciuto come autentico da ormai quasi tutti gli studiosi.

I miracoli soddisfano anche il criterio della coerenza: i vari episodi convergono e si sostengono a vicenda ed è «difficile escludere che la fama popolare di Gesù sia dovuta almeno alla combinazione, in lui davvero speciale, tra parola e miracoli» 

Quindi i miracoli sono di fatto inseparabili dalla figura storica di Gesù e contribuiscono a determinarla.

In tutte le fonti Gesù è associato ad atti prodigiosi.

La grande popolarità della sua persona e del suo messaggio appaiono persino inspiegabili se si ignorano del tutto i miracoli.

Se non si ritengono i miracoli verosimili, si finisce per accusare di inverosimiglianza le fonti nel loro complesso, quelle stesse che invece guadagnano sempre più fiducia sotto ogni altro punto di vista quanto più vengono studiate dagli specialisti.

Di Admin

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