I Disturbi del comportamento, un problema sociale e relazionale crescente.

Dott.ssa Dimitrinka Yoradanova Comanducci

Credo sia superfluo sottolineare che dopo il 2020, con l’esplosione del Covid, che ci ha visti per molti mesi chiusi in casa, per motivi di natura epidemiologica.

Il lavoro virtuale e le classi scolastiche virtuali, hanno slatentizzato numerosi disturbi della sfera relazionale ed emotiva.

Disturbi che afflliggono tutte le classi di età, nei bambini i disturbi del comportamento sono stati sempre al centro dell’attenzione di noi psicologi, ma oggi tali disturbi si sono acutizzati e sono statisticamente aumentati.

Se la bambina o il bambino ha atteggiamenti o reazioni inappropriate non sempre si tratta di veri e propri disturbi del comportamento.

Per riconoscere questi ultimi, infatti, bisogna tener conto anche dell’intensità, della frequenza e della durata degli episodi

Il modo più concreto e semplice per riconoscere i disturbi del comportamento da alcuni esempi.

Se un bambino si butta a terra e inizia a urlare perché i genitori, non lo hanno portato al parco e quando provano a calmarlo senza alcun esito, ciò che pensano e quello che dovranno dire al pediatra,  ovvero esclamazioni di questo tipo: Abbiamo bisogno di aiuto…

Così non ce la facciamo più…

Riceviamo solo richiami dalla scuola, ecc.

Non è la prima volta che i genitori in queste circostanze si chiedano se il comportamento del proprio figlio sia normale.

Molti sono i bambini che fin da piccoli sono stati bambini “difficili”, che andavano sempre convinti a fare le cose, anche le più semplici, come mettersi le scarpe per uscire, a lavarsi le mani o sedersi a tavola per mangiare.

Anche all’asilo si opponevano alle maestre e non partecipavano alle attività proposte, o lo facevano solo parzialmente.

Nell’interazione con i loro coetanei, fanno spesso  fatica, perché cercano il contatto con gli altri stuzzicandoli e provocandoli.

Molti genitori sperano che col tempo questi comportamenti migliorino, ma con l’ingresso in asilo o a scuola in alcuni casi invece aumentano.

Le insegnanti riportano che in classe questi bambini hanno frequenti episodi di rabbia e tentativi di ostacolare le attività scolastiche.

Ad esempio provocando i compagni, sbattendo i giocattoli sul tavolo quando perdono, oppure se contrariati urlano e si gettano a terra.

Molti genitori si chiedono in cosa hanno sbagliato, si chiedono se sono dei cattivi genitori.

I comportamenti di questi bambini, infatti, sembrano rientrare nella categoria dei disturbi del comportamento, che comprende una svariata gamma di condotte socialmente disfunzionali.

La causa esatta dei disturbi del comportamento non è nota, ma diversi studi hanno messo in evidenza che a svolgere un ruolo centrale è la combinazione di fattori genetici, ambientali, psicologici e sociali.

Non sempre opposizione, collera improvvisa, urla e reazioni inaspettate sono sintomo di veri disturbi del comportamento.

Ad esempio spesso i genitori lamentano che il proprio figlio all’improvviso è diventato tutto un “no”, “io”, “mio” e quando lo si contraddice lui inizia con i pianti, le urla e tanta rabbia.

È come se volesse sfidare in continuazione i genitori.

In questi casi bisogna ricordare che esistono fasi evolutive in cui comportamenti come quelli descritti sono la normale affermazione della personalità del bambino.

Pertanto non sono da interpretare come “capricci“, ma come le prime modalità per iniziare ad affermare la propria autonomia.

Quindi anche se a volte il comportamento del bambino è disturbante, non sempre si tratta di un disturbo.

I veri disturbi del comportamento hanno invece determinate caratteristiche, infatti, ad esempio bisogna valutare da quanto tempo si verificano questi episodi, perché i veri disturbi di comportamento sono reiterati nel tempo, quindi ripetuti e non occasionali.

Dunque nel caso del bambino che un giorno si butta a terra piangendo perché non vuole andare via dal parco, non parliamo di disturbo del comportamento, ma semplicemente di un modo di comunicarci che, in quel momento, è difficile smettere di fare qualcosa di piacevole.

Pertanto dobbiamo cercare di capire quante volte in un giorno, in una settimana, in un mese si manifestano questi episodi.

L’aspetto però da tenere in alta considerazione è che nelle fasi evolutive i bambini possono incontrare dei momenti faticosi, ad esempio nella gestione delle relazioni a scuola.

In questi casi il comportamento aggressivo potrebbe essere isolato e manifestarsi solo in un contesto ovvero la scuola e in momenti specifici.

Nel caso dei veri disturbi del comportamento, invece, i comportamenti problematici sono pervasivi e si presentano trasversalmente nei diversi contesti di vita.

Altro aspetto importante da tenere in considerazione è che nei veri disturbi del comportamento gli episodi assumono caratteristiche “estreme” tanto da risultare molto diversi dai comportamenti dei bambini di pari età (sono molto più frequenti e molto più intensi), oltre ad avere conseguenze negative per il bambino stesso e per gli altri coetanei e adulti.

I veri disturbi del comportamento vengono definiti “esternalizzati” poiché i bambini riversano le loro difficoltà nell’ambiente che li circonda, mettendo in atto comportamenti che sono disfunzionali (impulsività, aggressività, violazione delle regole, atteggiamenti di sfida e, in generale, atteggiamenti sociali non appropriati) in maniera molto frequente.

In conclusione se la bambina o il bambino ha atteggiamenti o reazioni inappropriate non sempre si tratta di veri e propri disturbi del comportamento. Per riconoscere questi ultimi, come più volte ribadito, bisogna tener conto anche dell’intensità, della frequenza e della durata degli episodi. 

Durante le fasi della crescita i bambini con una certa frequenza manifestano una certa difficoltà a rispettare le regole condivise, atteggiamenti di opposizione e provocazione verso l’adulto, uso dell’aggressività per ottenere qualcosa, bassissima tolleranza alla frustrazione e, di conseguenza, si riconoscono dalla pretesa che i propri bisogni personali siano più importanti e abbiano la precedenza rispetto a quelli degli altri.

Fortunatamente non tutti questi comportamenti inopportuni sono veri e propri disturbi.

Se i comportamenti disfunzionali avvengono in più ambiti (familiare, scolastico, relazionale) e non sono legati a una situazione in particolare, e se perdurano nel tempo, sarà infatti utile rivolgersi a uno psicologo e a un neuropsichiatra infantile per una valutazione più approfondita.

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