Giulio Cesare un genio

“Cesare fu l’unico genio che Roma diede, e l’ultimo dell’antichità” Cesare era un vero eclettico.

Parlava diverse lingue o dialetti, era noto per dettare quattro diverse corrispondenze a quattro segretari alla volta.

Era tatticamente eccellente e aveva una capacità di motivare le sue truppe maggiore di qualsiasi generale del suo tempo.

Era un ingegnere di talento, un avvocato di successo e (secondo Cicerone, che lo disprezzava) uno dei più grandi oratori del suo tempo.

Era un generale onorevole, coraggioso e che ha sempre dato l’esempio e non ha mai temuto la morte.

Nella battaglia di Munda, quando fu vicino alla morte, Cesare si tolse l’elmo, prese lo scudo di un legionario morto e disse ai suoi ufficiali: “Questa sarà la fine della mia vita e del vostro servizio militare”.

Cominciò a correre tra le fila dei suoi soldati, chiedendo che non permettessero la vergogna di essere catturati dai giovani figli del suo più grande rivale.

Accompagnato dai suoi tribuni, chiese loro di non concludere con una sconfitta una carriera militare così brillante.

È stata la vergogna più che il coraggio a spingerli a resistere.

Sembrava sempre un passo avanti rispetto ai suoi nemici.

Lo odiavano per molte ragioni, ma la più importante era semplicemente che promuoveva in base al talento invece che alla stagione.

Cioè ampliò i diritti delle classi inferiori a Roma e diede la cittadinanza a persone in tutta Italia e anche ad alcune in Spagna.

Confiscò la terra che era stata costantemente rubata da famiglie benestanti per generazioni e la distribuì a soldati e veterani affinché potessero essere effettivamente lavorate.

Promosse riforme bancarie e leggi che consentissero di perseguitare le classi superiori per crimini contro le classi inferiori e gli stranieri, cosa che in precedenza era funzionalmente impossibile.

e fece senatori talentuosi e laboriosi, una prerogativa che in precedenza apparteneva esclusivamente a persone che (per definizione) erano così ricche da non dover lavorare.

L’élite di Roma pensava che avrebbe distrutto tutto ciò che sapevano che Roma fosse.

aveva poco a che fare con i poteri dittatoriali, poiché i romani accettarono sia Silla prima di lui che Augusto dopo di lui.

Lo temevano e avevano già tentato (senza riuscirci) di colpirlo politicamente e sul campo di battaglia.

l’unica cosa rimasta era l’assassinio, e con numeri così schiaccianti che non poteva difendersi, in un momento in cui si preparava a lasciare Roma per una campagna di molti anni.

Credo che parte della sua disattenzione fosse dovuta al fatto che era già stanco di Roma e voleva andare in Persia: “È una gabbia di grilli in cui non si risolve quasi nulla” si lamentò con Marco Antonio.

La sua figura è talmente grande che i suoi successori portarono come titolo il nome di Cesare fino a appena un secolo fa, poiché da lì provengono le parole per designare l’imperatore di Germania, kaiser, o di Russia, zar; e anche il mese di luglio porta il suo nome.

Fu un grande oratore e un abile politico, ma soprattutto un brillante stratega: seppe sfruttare in ogni momento le sue qualità per raggiungere i suoi obiettivi

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