Giovanni De Ficchy
Giornalista specializzato in Economia


Nel 2008 l’economia europea e quella statunitense avevano – più o meno – la stessa dimensione.
Ma è proprio dal 2008, con la crisi finanziaria, che si è cominciato a perdere terreno velocemente.
Al giorno d’oggi invece il PIL degli Usa è del 50 per cento superiore a quello della UE, anche se nel frattempo è uscita la Gran Bretagna.
L’economia statunitense , si legge sulla stampa economica, è ora considerevolmente più ricca e più dinamica di quella della comunità europea o dell’Inghilterra e la forbice sta aumentando.
La nostra dipendenza per quanto riguarda i campi della tecnologia, per i capitali (ma anche per la protezione militare),ma soprattutto per la tecnologia, sta minando qualunque aspirazione della UE di avere un’autonomia strategica.
L’Europa è dominata da aziende statunitensi,e la Cina sta sviluppando i suoi giganti tecnologici,e le nostre Start Up innovative , vengono sistematicamente acquistate da società estere.
Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale è largamente dominato da aziende statunitensi e cinesi, per intenderci, nel 1990 l’Europa produceva il 44 per cento dei semiconduttori richiesti a livello mondiale, oggi non si arriva al nove per cento.
Anche gli Stati uniti hanno perso il mercato della produzione dei semiconduttori, per questo motivo – insieme – stanno incentivando ricerca e produzione per sfilarsi dal giogo della Cina, ma anche nella corsa allo sviluppo, l’UE è indietro rispetto agli USA.
Oggi dieci stabilimenti in Europa contro i quattordici degli Stati Uniti , mentre il dragone asiatico ha 43 nuovi progetti pronti a partire nella produzione di nuovi semiconduttori.
Inoltre negli USA c’è molta più circolazione di capitale privato, qui in Europa siamo molto più dipendenti dagli istituti bancari, per finanziare i progetti di sviluppo delle Start up.
Negli Stati Uniti è molto più semplice accedere al mercato dei capitali di rischio, ossia quotarsi in borsa, e drenare così capitali dei privati.
Cosa significa questo ?

Sviluppare progetti innovativi chiedendo la fiducia dei Mercati, consente uno sviluppo maggiore e più veloce.
In Europa,tutto questo è praticamente inesistente.
Il vecchio continente, oggi è quasi totalmente dipendente dai capitali provenienti dagli Stati Uniti.
Il progetto che doveva creare un unico mercato dei capitali in UE (uscendo fuori dalla realtà delle singole Borse) è naufragato nel gorgo dell’insipienza politica che scambia il calibro di una vongola o la lunghezza di una zucchina, con la pianificazione economica e finanziaria.
Proprio di questi giorni è la notizia della crisi della Volkswagen, che ha preso in considerazione la possibilità di chiudere diversi stabilimenti nel vecchio continente, mossa, senza precedenti nella storia moderna dell’azienda, riflette una crisi più ampia che sta colpendo l’intero settore automobilistico europeo, messo alle strette dalla crescente concorrenza delle auto economiche prodotte in Cina.
Una decisione che rappresenterebbe un duro colpo per l’industria automobilistica tedesca e per i suoi lavoratori, che vedrebbero minacciate le proprie tutele occupazionali.
La risposta dell’Unione Europea è stata quella di imporre tariffe temporanee sui veicoli elettrici prodotti in Cina, nel tentativo di frenare l’ondata di importazioni che minaccia la sopravvivenza delle case automobilistiche europee.
Negli Usa ad esempio il petrolio di scisto (olio estratto dalla pietra), consente agli abitanti di risparmiare, con il nucleare inoltre sono ricchi di forniture energetiche a basso costo, e sono forniture principalmente domestiche.
L’Europa , ma soprattutto il nostro paese, l’Italia non ha alcun tipo di indipendenza energetica.
Per questo motivo le aziende europee sono in grande difficoltà a confronto con i competitors Usa e del resto del pianeta.
Per fortuna, due terzi del turismo mondiale arriva in Europa, e soprattutto da noi.
Il mercato del lusso è dominato da aziende europee, e questo potrebbe essere un problema perché acceca la visione su tutti gli altri problemi.
In Europa la politica fatica a prendere decisioni impopolari nel breve per agevolare il riscatto nel medio termine.
A livello italiano manca totalmente la visione strategica, solamente il recente governo sta cercando di pianificare, qualcosa nel medio periodo, ma come sappiamo è l’Unione Europea a dettare l’agenda.
Allo stato dell’arte, la UE è schiacciata dagli Stati Uniti e da un blocco emergente per troppo tempo sottovalutato e ignorato che è quello dei BRICS .
Il blocco dei Paesi emergenti (BRICS – Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) , che dovrebbe inoltre arricchirsi di nuovi cinque membri in agosto; Arabia Saudita, Indonesia, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Egitto.
I temi dell’energia, dello sviluppo tecnologico, e del libero movimento dei capitali non sono nell’agenda della Ue che è piena di schizzi e sbavature, di inutili svolazzi senza senso.
Ci stiamo convertendo velocemente nella terra di nessuno tra il blocco americano e il blocco Brics.