
Si sà i giornali di destra appartengono a un solo editore, Antonio Angelucci.
Deputato della Lega da sempre vicino a Meloni.
I giornali di destra legati al governo sono ora quasi tutti di proprietà di Antonio Angelucci, imprenditore nel settore sanitario privato e parlamentare eletto con la Lega, dopo una lunga militanza in Forza Italia.
Questa concentrazione di potere mediatico solleva non poche preoccupazioni sull’indipendenza dell’informazione e sulla pluralità delle voci. Angelucci, con i suoi interessi nel settore sanitario privato, potrebbe utilizzare i suoi giornali per promuovere politiche favorevoli alle sue aziende, influenzando l’opinione pubblica e creando un ambiente mediatico schierato e poco critico nei confronti dell’esecutivo.
Questo scenario, se confermato, minerebbe alla base il diritto dei cittadini ad essere informati in maniera corretta e imparziale.
La libertà di stampa, pilastro di ogni democrazia, risulterebbe compromessa da una logica di profitto e di influenza politica.
L’assenza di un dibattito pubblico robusto, alimentato da diverse prospettive e da un giornalismo investigativo indipendente, potrebbe favorire la disinformazione e la manipolazione, rendendo i cittadini meno consapevoli e, di conseguenza, meno capaci di esercitare un controllo democratico sull’operato del governo e delle istituzioni.
È quindi fondamentale che gli organi di controllo e l’Autorità Garante per le Comunicazioni vigilino attentamente su questa situazione, garantendo il rispetto delle normative antitrust e promuovendo un pluralismo informativo effettivo e trasparente.
Altrimenti, il rischio è quello di scivolare verso un sistema mediatico oligarchico, dove poche mani controllano l’informazione e, di conseguenza, il potere.
Questo rischia di soffocare il dibattito pubblico, impedendo una corretta valutazione delle azioni del governo e limitando la capacità dei cittadini di formarsi un’opinione autonoma e consapevole.

La concentrazione nelle mani di un unico proprietario, soprattutto uno con interessi economici così marcati, rappresenta una minaccia per la democrazia.
È fondamentale che l’informazione sia libera da condizionamenti e che i media svolgano il loro ruolo di watchdog, controllando il potere e garantendo la trasparenza.
Un panorama mediatico plurale, con voci diverse e indipendenti, è essenziale per un dibattito pubblico sano e per la partecipazione democratica dei cittadini.
Altrimenti, si rischia di scivolare verso una forma di propaganda più o meno velata, dove gli interessi privati prevalgono sull’interesse pubblico.
L’opposizione e alcune associazioni di giornalisti denunciano un rischio di “normalizzazione” di posizioni politiche estreme e una difficoltà crescente per i cittadini di accedere a un’informazione obiettiva e completa.
La questione della compatibilità tra il ruolo di parlamentare e quello di proprietario di testate giornalistiche rimane aperta e oggetto di dibattito pubblico.
Ed è più di una voce di corridoio che Angelucci sia in procinto di acquistare una radio privata nazionale.
Angelucci è il parlamentare più ricco e assenteista di Montecitorio, re della sanità privata del Lazio convenzionata con il Servizio sanitario nazionale nonchè editore dei quotidiani “Il Tempo”, “Libero” e “Il Giornale”.
Un bel conflitto d’interessi, insomma, servito su un piatto d’argento.
E mentre lui accumula poltrone e denari, la sanità pubblica del Lazio arranca, i cittadini fanno la fila per esami e visite, e i suoi giornali strillano contro i “fannulloni” e lo “spreco di denaro pubblico”.
Coerenza, questa sconosciuta.
Un parlamentare così, più che rappresentare il popolo, rappresenta sé stesso e i suoi affari
. E intanto, a Montecitorio, la sua sedia resta vuota, testimonianza silenziosa (ma eloquente) di un’assenza che grida vendetta.
Possibile che nessuno dica niente?
Che nessuno si indigni?
Forse sono tutti troppo occupati a coltivare il proprio orticello… o magari, chissà, sperano in una briciola di quella torta miliardaria.
