Troppo silenzio, troppo ordine.
Le tombe allineate come soldatini,
silenziose custodi di ricordi e lacrime,
ma in questo ordine anarchico,
non saprebbero da che parte stare
tra cipressi e lapidi lucide,
dove il tempo si ferma,
o forse si dissolve,
in un mormorio di foglie
che danzano al vento.
Essi preferiscono restare in giro,
nella vita che continua a pulsare,
sul bordo del letto,
immobili come ombre
che scrutano l’ora tarda.
Nella sedia rimasta libera,
un invito velato,
un segno che non scompare mai,
qui più che mai
nella calda luce dell’alba
che filtra attraverso le tende.
Nel cucchiaio che manca al servizio,
nella tavola imbandita di nostalgia,
si nascondono le risate perdute,
le carezze mai dimenticate,
icone di momenti rubati,
di pranzi domenicali e indimenticabili riunioni,
dove l’aria era densa di sapori e amore,
ed ogni sguardo era un ricollegarsi,
un tornare a casa.
Li trovi nel profumo improvviso
di una sciarpa chiusa da anni,
negli angoli polverosi delle stanze,
in quell’aroma pungente di ricordi,
che ti avvolge come un abbraccio,
come una promessa mai disattesa.
In una canzone che sa ancora di polvere
e malinconia di vinile,
la melodia si intreccia con il cuore,
ricordando le note di un tempo
che non può svanire,
perché la musica è eterna
come l’amore che ci hanno lasciato.
A volte si nascondono
in un gesto che ripeti senza pensarci,
nel modo in cui pieghi il tovagliolo,
nel movimento della mano
che cerca di afferrare il passato.
In una parola che non sapevi
di aver imparato da loro—
una frase che risuona,
un sussurro nel vento,
un’eco di saggezza,
un messaggio di conforto
che ti attraversa come un lampo
in una notte buia.
I morti non se ne sono andati.
Continuano a camminare con noi,
come ombre affettuose,
sorrisi appuntati nel cuore,
un tesoro di esperienze condivise,
persone che hanno amato,
che hanno lottato e sperato,
che oggi tessono, invisibili,
il filo della nostra realtà.
Semplicemente hanno cambiato stanza,
e ogni tanto bussano
da dentro il cuore,
portando con sé il caldo abbraccio
della memoria,
un accenno di presenza
che scalda l’anima.
Ci parlano nei momenti di quiete,
sussurrando dal fondo dei ricordi,
che mai spariranno nella polvere,
perché i morti vivono dove
noi continuiamo a vivere,
nel battito di un cuore,
nel fragore della vita quotidiana.
Fermati un attimo.
Ascolta il silenzio carico di storie,
di vita che scorre oltre la pelle,
che danza tra le ossa,
mentre tu pensi a loro,
ai volti che porti dentro,
alle risate e alle lacrime,
alle esperienze che ti hanno formato.
In quell’istante, capirai
che la morte non è una fine,
ma un cambio di stanza,
una nuova prospettiva,
una visione amplificata,
e che quelli che chiamiamo morti
sono solo i custodi
di un amore che non conosce confini,
che vive in ogni gesto,
ogni parola,
ogni respiro che prendi.
I morti non abitano nei cimiteri.
Loro sono nelle piccole cose,
nelle vibrazioni della vita,
nel calore di un sorriso,
nel peso del tuo abbraccio.
Sono compagni silenziosi
di questo viaggio sfuggente,
e ti seguono ovunque,
conservando la luce
che continua a brillare,
nel profondo del cuore.
Ricorda,
ogni volta che senti
quel lieve fruscio,
quel brivido lungo la schiena,
potresti trovare l’amore
che mai svanisce,
la presenza che consola,
e la certezza
che in qualche modo,
stanno sempre con te,
solo un battito di cuore lontano,
un dolce sussurro,
un sorriso che illumina
l’oscurità della vita.
In questa danza incessante
tra vita e morte,
scoprirai che l’amore
è la vera essenza,
il legame che persiste,
riempiendo gli spazi vuoti,
trasformando il dolore in bellezza,
perché i morti non se ne sono andati,
ma dimorano nel cuore
di chi ha avuto il privilegio
di amarli e ricordarli.