De Ficchy Giovanni

La tigre cinese si dimostra sempre più un gigante con i piedi d’argilla.
La popolazione cinese sta invecchiando molto velocemente, il debito pubblico sta aumentando molto velocemente.
E invecchiando aumenta la spesa pensionistica.
Se le fasce giovani rimangono a spasso, si parla del 20,8% di disoccupazione giovanile, dunque non versano i contributi, si rischia grosso sul fronte dei conti pubblici.
Il reddito medio procapite è di circa 12.000 Us Dollar annuali.
Più di 135 milioni di cinesi hanno un livello di reddito al di sotto della soglia di povertà.
le proiezioni di crescita fissano all’1% la crescita del PIL .
Se venissero confermate queste proiezioni, il debito cinese non supportato dalla crescita del PIL sarebbe in grado di innescare una crisi finanziaria mondiale.
La Banca Mondiale taglia le stime di crescita della Cina.
Il Pil cinese è previsto crescere quest’anno del 2,6%, meno dell’8,1% del 2021 e del 4-5% stimato in aprile.
Il Fondo Monetario Internazionale ha calcolato, aggregando il debito pubblico, facendo dei conti veramente molto accurati, certosini, che il debito pubblico arriverà oltre al 150% del pil.
Questi dati, sono stati validati dal governo cinese, non essendo stati contestati.
Per Pechino si tratta di una forte battuta d’arresto in un’economia asiatica che in realtà tranne la Cina, migliora.
Gli utili delle principali aziende industriali cinesi, infatti, sono diminuiti del 2,1% su base annua nei primi otto mesi del 2022.
Per una manifattura, quale è la Cina, la produzione industriale è assolutamente necessaria.
Il rallentamento della Cina trascinerà al ribasso i prezzi del petrolio a livello globale e la deflazione all’interno del paese significa che di nuovo Pechino sta esportando deflazione: i prezzi alla produzione hanno subito una contrazione negli ultimi dieci mesi, il che significa che il costo delle merci spedite dalla Cina diminuisce.