Sulle sanzioni alla Russia

Da Gorbaciov a Putin

Il potere in Russia dipende dal prezzo del petrolio sul mercato internazionale.

Chi governa al Cremlino è sistematicamente indebolito dal caro del prezzo o dal calo delle vendite.

Per questo motivo, spesso lo zar è tentato di sabotare gli equilibri mondiali, al fine di farne salire la quotazione sui mercati.

La Russia in passato ha sostenuto i paesi arabi al fine di sostenerne la politica dei prezzi alti del greggio.

Da Gorbachev a Putin.

In tanti ci hanno ripetuto che le sanzioni alla Russia non avrebbero funzionato, ieri la notizia: il colosso russo del gas, Gazprom, ossia il bancomat del Cremlino per la sua guerra imperialista, ha perso 6,9 miliardi di euro nel 2023 a causa delle mancate vendite all’Europa.

Soldi che la Cina, per volume di importazioni, non è in grado di sostituire.

Esiste un precedente storico che portò in grave crisi la Russia negli anni ’80, fu un contesto molto diverso dal presente ma per alcuni aspetti simile.

Nel 1986 il prezzo del petrolio scese a 10 dollari al barile.

Perché?

Sin da allora, essendo un’economia arretrata, una grossa fetta delle entrate russe si basava sull’export di idrocarburi.

Gli USA si accordarono coi sauditi per far incrementare la produzione di greggio e far calare così sui mercati il suo prezzo.

Per Mosca fu una tragedia, perché larga parte del suo bilancio pubblico era dedicato agli armamenti, mentre un’altra parte a sostenere i già disastrosi consumi della popolazione sovietica, non paragonabili agli standard occidentali.

La situazione ebbe tre conseguenze:

1) i negozi si svuotarono del tutto e aumentarono le file per il pane;

2) l’URSS fu costretta a tagliare il programma di investimento nella Difesa, che non riusciva a reggere la competizione con gli USA.

È in questo contesto non a caso che maturarono gli accordi USA-URSS per limitare gli armamenti atomici.

Reagan riuscì così a piegare Gorbachev, che ben conscio dei limiti russi, scelse di accordarsi abbandonando la linea dura;

3) infine, l’URSS si ritirò dall’Afghanistan.

Il resto è noto.

Per dissanguare le criminali ambizioni della Russia serve una combinazione di pressione militare e sanzioni.

Riusciremo a fare altrettanto?

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